Autore Redazione
venerdì
23 Aprile 2021
13:30
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Cronaca - Alessandria

Cirio: “Stiamo trattando l’acquisto di vaccini AstraZeneca dal Canton Ticino”

Cirio: “Stiamo trattando l’acquisto di vaccini AstraZeneca dal Canton Ticino”

PIEMONTE – ‘‘Sui vaccini c’è stato un innegabile cambio di marcia: lo dimostrano i dati. Gli stessi che confermano le buone performance delle regioni. Ora c’è un’impostazione militare che ci ha sottratto alcune prerogative; poco male, se il sistema funziona. Il problema è che non ci sono ancora abbastanza vaccini da permetterci una programmazione di medio-lungo periodo. Ecco perché stiamo trattando 14 mila dosi AstraZeneca con il Canton Ticino: servono per i richiami” (dopo aver annunciato l’acquisto di dosi in Danimarca ndr). Così alla Stampa il presidente del Piemonte Alberto Cirio, che aggiunge di avere ”fiducia in Mario Draghi e nel suo governo, ma rilevo due problemi. Uno di metodo: se il giorno prima l’esecutivo formalizza un accordo con le regioni, i comuni e gli altri enti locali poi tutti si aspettano di vederlo recepito nel decreto del giorno dopo, non modificato all’ultimo momento senza nemmeno essere avvisati. L’altro rilievo è di merito: rispetto agli annunci sulle riaperture del presidente del Consiglio in conferenza, mi sembra che il risultato sia un po’ meno soddisfacente. Faccio fatica a capire la ragione di certe scelte. Speravamo in qualcosa di meglio: il decreto non è ancora scritto, ci aspettiamo che almeno le nostre obiezioni sulle scuole vengono recepite, mentre sul resto mi sembra di capire che non ci siano margini”.

Nella sua intervista con il quotidiano di Torino, Cirio afferma di condividere la posizione di Mattero Salvini, che ”tiene conto delle esigenze della vita reale. Da mesi ci troviamo a parlare con governi, specie quello precedente, che guardano i numeri ma talvolta sono lontani dalla quotidianità delle persone. I decreti, per essere attuati e rispettati da cittadini e categorie, devono avere una logica. Dire che i ristoranti possono aprire solo all’aperto significa non basarsi sui parametri epidemiologici ma sulla latitudine. Vuol dire che in Sicilia potrà lavorare anche in zona rossa mentre nelle regioni montane, come il Piemonte, ci sono aree in cui certi giorni non si mangia fuori nemmeno a luglio“.
Quanto al coprifuoco, aggiunge il governatore piemontese, ‘‘io posso anche condividere che oggi si decida di mantenerlo alle 22, ma bisognava introdurre due correttivi. Il primo sulle attività: se alle 22 devo essere a casa vuol dire che non è vero che i ristoranti posso stare aperti fino alle dieci di sera. Secondo: bisognava dare una prospettiva, un piano a medio-lungo termine, o davvero pensiamo che a luglio le persone rincasino alle 22? Quello di Salvini è un ragionamento di buonsenso, come lo è la decisione, condivisa con Berlusconi, di mettere da parte gli interessi di parte e fare i costruttori sostenendo questo esecutivo”.
Riguardo il rapporto fra Roma e le regioni, Cirio dice di avere ”l’impressione che le decisioni a volte non si fondino su parametri scientificamente solidi. Faccio fatica a spiegarmi, e a spiegare, la ratio di certe scelte. Serve responsabilità, rispetto delle regole e controlli. Noi, trasversalmente e senza distinzioni di parte, ci limitiamo a dire che è giusto riaprire dove la situazione lo permette, nel rispetto delle norme di sicurezza. Quanto alle scuole, stiamo cercando di capire come garantire il rientro in classe lunedì. Il governo scrive 70% e ha finito il suo compito. Per noi invece cambia tutto, perché fino al 50% in presenza è sufficiente potenziare i mezzi pubblici. Con una certa fatica si riesce a garantire anche il 60%, ma oltre bisogna scaglionare gli ingressi. Cosa non semplice e su cui, come noto, gli istituti scolastici si sono sempre detti contrari’‘.

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