Autore Redazione
lunedì
2 Maggio 2016
22:00
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Cronaca - Alessandria

Dopo gli attacchi per il sequestro dei 101 cani la replica di Comune e Asl e le procedure per il dissequestro

Dopo gli attacchi per il sequestro dei 101 cani la replica di Comune e Asl e le procedure per il dissequestro

ALESSANDRIA – Di passare per “i cattivi” il Comune di Alessandria, i veterinari e tutti gli esperti dell’Asl Al che insieme agli agenti della Polizia Municipale hanno proceduto al sequestro amministrativo dei 101 cani tenuti nel rifugio abusivo di Paola Lorenzetti a Valle San Bartolomeo proprio non ci stanno. Nelle ultime settimane sono state centinaia le mail arrivate da tutta Italia per testimoniare solidarietà alla donna, ma nella mole di posta elettronica che ha intasato le caselle degli uffici non sono mancate proteste dai toni accesi per l’intervento di enti ed istituzioni nella villetta con giardino in via Montata 6.

Nonostante l’appello della stessa Paola Lorenzetti a evitare commenti contro le Istituzioni, parole dure sono state scritte anche su Facebook dopo la morte, nei giorni scorsi, di Biro e Nina, due dei 101 cani ospiti nei canili dell’alessandrino. Fatale per i due animali è stata la torsione dello stomaco: “adesso  chi pagherà per la vita di questi cani morti nei box, dopo che gli è stata rubata la libertà” ha tuonato una signora dal social network. Per i sostenitori e gli amici di Paola Lorenzetti, infatti, la villetta di Valle San Bartolomeo era un luogo dove i cani erano “amati e non costretti a vivere in gabbia

Chi, il 19 aprile scorso, ha fisicamente varcato il cancello del “Paradiso di Naif” di paradisiaco non ha invece trovato nulla. Le condizioni igienico-sanitarie della villetta erano “deplorevoli”, hanno rimarcato lunedì gli esperti e i tecnici del Comune e dell’Asl che, per ispezionare tutte le stanze, hanno raccontato,  si sono spalmati sotto il naso una pomata balsamica per coprire l’odore che pervadeva tutta la struttura. Liberi di andare in ogni angolo della casa, i cani erano altrettanto liberi di sporcare ovunque. Gli animalivivevano nei loro escrementi” accucciati su sporchi materassi ammassati a terra, tra pozze di pipì e feci di cane. Costretti in alcuni punti a muoversi anche al buio perché nella struttura non c’era elettricità, i veterinari dell’Asl, la Polizia Municipale e i tecnici del Comune hanno riscontrato una situazione igienico-sanitaria “ad altissimo rischio”. “Ma davvero qualcuno crede che abbiamo sequestrato i cani per cattiveria?” hanno puntualizzato l’assessore al Welfare Animale, Maria Teresa Gotta, il Dirigente del Comune Gianpiero Cerruti,Roberta Taverna dell’Ufficio Tutela Animali, insieme ai vari responsabili dei servizi veterinari e benessere animale dell’Asl Al Giampiero Rizzola, Franco Piovano e  Simona Straffi.

Nel caso della signora Lorenzetti “non mancava semplicemente un pezzo di carta che autorizzasse il rifugio, ma i requisiti minimi per garantire il benessere degli animali”. Disposizioni di legge che Paola Lorenzetti “conosceva” perché per ben due volte l’amministrazione comunale aveva intimato alla donna di ridurre il numero di animali. La prima ordinanza del sindaco era scattata ad agosto del 2014 “quando i cani erano 56” e un secondo provvedimento era poi stato adottato a ottobre 2015. Nonostante il divieto di proseguire l’attività di rifugio, procedere alla sterilizzazione delle femmine e pulire l’intera struttura, nel tempo la situazione è peggiorata, “nonostante la possibilità di ottemperare in modo progressivo e ragionevole alle disposizioni date”. Alcune associazioni del territorio, hanno aggiunto Asl e Comune, si erano anche offerte di aiutare la signora ad affidare la maggior parte dei cani o tenerli durante il periodo necessario a effettuare i lavori nella struttura. Rifiutato l’aiuto, nulla è stato poi fatto e la mattina del 19 aprile, veterinari e vigili si sono trovati davanti un “branco” di 101 cani. 

Non è così che devono vivere gli animali” hanno rimarcato i veterinari dell’Asl che negli ultimi giorni hanno riempito “barattoli di zecche“, che insieme alle pulci, infestavano i cani e ora attendono i risultati dei test per filariosi e  leishmaniosi “che sono trasmissibili anche all’uomo“. I parassiti non sono però l’unico problema dei cani oggi ospiti per la maggior parte a Cascina Rosa e poi al canile sanitario di Alessandria e Tortona e ai Quarti di Fresonara. “Gli animali erano iponutriti e questo spiega anche i due decessi per torsione delle stomaco che, nel 90% dei casi è dovuta all’eccessiva voracità”.

In una vicenda complicata e ancora oggetto di indagini, gli attacchi non hanno risparmiato neppure l’Associazione Tutela Animali e  i volontari di Cascina Rosa che, insieme al personale dei canili sanitari  di Alessandria e Tortona e di Fresonara, stanno facendo il massimo per accudire l’ondata di nuovi arrivi. “E’ vero, i cani sono in un canile, ma ricevono tutte le cure necessarie” ha sottolineato evidentemente rammaricata Elena Gamalero, presidente dell’Ata. “Custode” degli animali posti sotto sequestro, l’associazione sta anche dando una mano per ricostruire la storia degli nuovi ospiti di Cascina Rosa. Un lavoro complicato perchè gli animali arrivano da tutta Italia. Tra i nuovi arrivi c’è ad esempio un “cane di quartiere” intestato a un Comune di Latina, poi regolarmente ceduto a una signora di Novara e infine arrivato nella villetta di Valle San Bartolomeo. Oltre ai 20 cani della signora Lorenzetti ci sono poi anche 16 meticci senza microchip che sono stati ora regolarmente intestati al Comune di Alessandria e altri tre animali che hanno un microchip che non risulta in nessuna banca dati nazionale. Nonostante le difficoltà, negli ultimi giorni sono stati comunque restituiti a un’associazione di Macerata tre cani che erano arrivati a Valle San Bartolomeo il venerdì prima del sequestro. 

La procedura da seguire per i proprietari dei cani sequestrati, ha rimarcato l’assessore la Welfare Animale, Maria Teresa Gotta è una sola e passa proprio dall’Ufficio Tutela Animali di Palazzo Rosso. I proprietari dei cani sottoposti a sequestro che volessero rientrare nella proprietà del proprio animale per potersene occupare personalmente, possono richiedere il dissequestro e la restituzione nel seguente modo:

inviando un’email all’ufficio tutela animali (tutela.animali@comune.alessandria.it) scrivendo le proprie generalità, un recapito telefonico, i dati del cane (in particolare il microchip) e il motivo per cui scrivono. L’Ufficio risponderà loro inviando la modulistica predisposta, facile da compilare, a cui dovrà allegare un documento d’identità e la scheda di identificazione del cane da cui risulta la proprietà, rilasciata dall’anagrafe canina della propria Regione di appartenenza.

Una volta ricevuta tale documentazione, appena esaminata e valutata con il servizio veterinario sarà l’Ufficio Tutela Animali a ricontattare le persone e stabilire il giorno in cui venire per la restituzione del cane.

Ci dispiace per le persone che hanno fatto dei chilometri per raggiungere Alessandria ma ci sono delle regole da seguire” ha precisato l’assessore al Welfare Animale che ha quindi invitato gli interessati a contattare l’Ufficio Tutela Animali del Comune di Alessandria (Orario al pubblico: dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30 Tel: 0131 515249)“invece di inondare i social di notizie non fondate e non verificate sul campo”.

Tatiana Gagliano

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