Autore Redazione
lunedì
22 Giugno 2015
12:16
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Politica - Alessandria

Paparatto (Cgil) dopo un anno: “bisogna ripartire da Valenza e da brand famosi come Borsalino”

Paparatto (Cgil) dopo un anno: “bisogna ripartire da Valenza e da brand famosi come Borsalino”

ALESSANDRIA – A un anno dal suo insediamento abbiamo voluto rivolgere qualche domanda a Tonino Paparatto, segretario provinciale Cgil, per capire come ha vissuto finora questa esperienza e quali saranno i prossimi passi da compiere sul territorio. Paparatto è arrivato da un anno “ma – ha dichiarato a Radio Gold News – mi sembra di esserci da sempre e allo stesso tempo mi pare che questo arrivo sia giunto ieri mattina. Il tempo è volato. Confesso che mi sto divertendo nel senso che sono un curioso e sono interessato alla città e alla provincia, e voglio che la Camera del lavoro funzioni sempre meglio e che le relazioni tra le persone siano sempre di alto livello e stiamo lavorando per raggiungere questi obiettivi”.

Il segretario ha spiegato di aver più volte avuto a che fare con la provincia e di aver approfondito il suo ruolo storico in Piemonte: 

“Non vivevo su Marte e Alessandria l’ho incrociata molte volte per il mio lavoro, svolgendo il ruolo di segretario della Funzione Pubblica, della Filcams, o rappresentante dell’Slc. Conoscevo la città come una realtà interessante ma senza comprendere perché una città così importante in Piemonte non riuscisse a sviluppare, da un punto di vista della dinamicità, cose che altre zone stavano facendo negli ultimi anni e penso al cuneese o il torinese negli anni 70. L’idea che mi sono fatto è che i problemi di Alessandria non sono nuovi. Leggendo articoli del passato già dopo la guerra si parlava dei dipendenti comunali con l’interrogativo se fossero pochi o tanti. Negli anni ’60 si è discusso se ci dovessero essere degli insediamenti industriali. Quindi molte tematiche, come quelle sulla sicurezza per la salute dei cittadini, non sono fatti nuovi. Io posso dire che probabilmente nel periodo dello sviluppo industriale, negli anni ’60, la provincia è un po’ rimasta fuori. Alessandria era in un’area importante ma non ha colto l’occasione. Questo è un tema che occorrerebbe approfondire.”

Infatti Alessandria ha sempre vissuto aggrappata alla sua collocazione geografica, al centro del triangolo industriale e da tempo questa promessa si è rivelata non veritiera. Per questa ragione Paparatto ha provato a immaginare un ruolo diverso per il territorio.

“La storia non si può rifare e quindi diventa complicato inventarsi cose. Se è vero che non possiamo competere con chi ha prezzi bassi per stipendi o materie prime, dovremmo competere per la qualità dei prodotti. Se questo è vero c’è un punto della provincia che potrebbe essere valorizzato e penso a Valenza e a tutto il settore dell’oro. È vero che questo ambito ha vissuto una forte crisi ma è un settore rifugio. Se si aprono i mercati di alcuni paesi probabilmente qualche beneficio potrebbe arrivare. Mi risulta che proprio in questi mesi sia aumentato il turismo cinese nell’area di Valenza e verso l’Outlet di Serravalle. Poi c’è un’altra idea. Se non si può immaginare una nuova industrializzazione, probabilmente Alessandria dovrebbe partire da alcuni brand famosi per capire come utilizzarli. Il marchio Borsalino andrebbe gestito dal punto di vista industriale ma anche dal punto di vista del turismo. Stesso discorso per il museo di Marengo. Cito un terzo caso, sempre in questo ambito ed è Volpedo con lo studio artistico di Pelizza. Attraverso alla cultura, collegata al turismo e al’area enogastronomica quindi qualcosa si potrebbe fare”.

C’è invece molto da fare nel rapporto tra sindacato e mondo politico, soprattutto a livello nazionale, ha aggiunto Paparatto: “noi paghiamo una difficoltà più generale di relazione tra il sindacato e chi governa. Nel momento in cui si riesce con difficoltà a confrontarsi su temi come lavoro, pensioni o finanziaria per noi diventa difficile muoversi. In più anche la crisi non è finita. Noi, nello stesso tempo, in provincia di Alessandria, abbiamo delle specificità come il dissesto del Comune che ha pesato in questi anni, anche se, nonostante la situazione complessa, alla fine del 2014 abbiamo risolto un problema non piccolo come quello dell’Amiu che rischiava di avere 192 persone con un futuro incerto. In questi mesi abbiamo gestito anche Costruire Insieme. Parlo di questo pezzo del pubblico impiego perché è stato al centro di molte discussioni. Poi c’è il problema dei lavoratori della Provincia e molto altro. Possiamo comunque dire che con le parti pubbliche ci sono relazioni normali. Noi stiamo utilizzando molto la contrattazione sociale come la discussione delle tariffe per aiutare i cittadini. In uno scenario di crisi le pensioni infatti non vengono adeguate e le persone rischiano di entrare in uno stato di povertà. Tutto questo in un quadro di tagli agli enti locali. Noi ci stiamo provando in modo unitario con i colleghi di Cgil, Cisl e Uil. Credo di poter dire che dal punto di vista sindacale c’è una relazione positiva con le altre organizzazioni e una ripresa di rapporti con il Comune di Alessandria un pochino più costruttivo rispetto al passato perché c’è qualche margine di manovra in più.”

Il futuro lavorativo in provincia intanto sarà pieno di nuove sfide: “sicuramente si lavorerà tanto e dovremo costruire relazioni con i vari soggetti che operano n Alessandria. Quando dico costruire non intendo che non ce ne siano oggi ma probabilmente si possono sviluppare diverse questioni specifiche. Immaginare Valenza come volano per lo sviluppo, ad esempio, è un tema su cui non c’è stato un vero confronto. Inoltre una cosa che mi è piaciuta tantissimo è l’aver trovato tanti giovani che si occupano della realtà sociale. A Casale, all’interno di una iniziativa in memoria di Guglielmo Cavalli, sindacalista morto a causa dell’amianto, ho visto partecipare tantissime persone e soprattutto ragazzi. Queste cose andrebbero valorizzate. L’Auser, inoltre, collegata alla Cgil, è un’associazione che raccoglie annualmente nell’area alessandrina, 400 ragazzi che portano a casa di persone in difficoltà, medicine o beni di prima necessità. Sono tutte cose importanti da valorizzare e da cui ripartire”.

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