Autore Redazione
mercoledì
14 Ottobre 2015
22:00
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Politica - Alessandria

Bufera Atm: Filt Cgil chiede le dimissioni dell’ad dell’azienda, ma Bressan replica “non date la colpa a noi”

Bufera Atm: Filt Cgil chiede le dimissioni dell’ad dell’azienda, ma Bressan replica “non date la colpa a noi”

ALESSANDRIA – E’ durissimo il giudizio del funzionario della Segreteria Filt Cgil, Giancarlo Topino, sul piano industriale presentato dai vertici della partecipata Atm. La strada tracciata per risanare l’azienda di trasporto nel prossimo triennio per il sindacalista è semplicemente “vergognosa”. Nel mirino di Giancarlo Topino ci sono i 38 esuberi dichiarati e le “dichiarazioni” dell’amministratore delegato Ezio Bressan durante la recente Commissione a Palazzo Rosso. Alzando a 89 il numero di possibili esuberi in caso di messa in liquidazione dell’azienda l’amministratore delegato, secondo il sindacalista, avrebbe cercato di imporre “quasi sotto forma di ricatto” un piano industriale che metterà comunque “alla porta” lavoratori che hanno già accettato sacrifici economici e che creerà anche “un enorme danno alla collettività, riducendo il servizio disabili, scuolabus, oltre ai tagli sulle linee urbane e suburbane, e sopprimendo quasi del tutto il servizio di Valenza“. “Ma l’azienda in questi anni chi l’ha amministrata?” ha quindi tuonato Topino ricordando le rassicurazioni ricevute dai vertici di Atm sulla volontà di “non lasciare a casa nessuno“. Determinato a non farsi mettere all’angolo, il funzionario Filt Cgil ha quindi esortato l’amministratore delegato ad assumersi “le sue responsabilità” e “dimettersi” (clicca QUI per il comunicato integrale)

Un attacco che non ha però scomposto Ezio Bressan. “E‘ inutile che il sindacato prenda posizioni dure. Non sono io a dire che in caso di messa liquidazione gli esuberi sarebbero di più, ma la normativa sui servizi pubblici essenziali. Gli unici lavoratori tutelati dalla legge sono quelli strettamente legati al trasporto che non possono essere licenziati e vanno ricollocati nella nuova azienda“. In Atm, ha ricordato Bressan, non tutti i dipendenti si occupano “strettamente di trasporto“. “Negli ultimi mesi, 16 persone sono uscite naturalmente dall’azienda, ma rimane comunque un problema su 37/38 lavoratori addetti a servizi non essenziali. Se facciamo i conti, torniamo esattamente ai 50 esuberi che avevamo dichiarato nel 2013“. Già allora, ha ricordato Bressan, l’azienda “era fallita” e, da quando si è insediato, l’attuale cda avrebbe fatto “di tutto per tamponare l’emorragia“. “Atm ha riacquistato il Durc e sta pagando i debiti pregressi. Se non dovessimo versare ogni mese quasi 500 mila euro di rate per ciò che non è stato pagato in passato avremmo chiuso il semestre con due milioni di utile, anzichè con una perdita di un milione. Noi stiamo portando avanti un discorso forte e non lo facciamo a cuor leggero. Gli esuberi, però, non sono licenziamenti e io non sono un giustiziere della notte. Il Governo è tornato a parlare di cassa integrazione da gennaio e questa potrebbe essere una strada importante da seguire. Io non voglio scaricare tutto sul passato, ma Atm è una partecipata che avrebbe dovuto fare assunzioni tramite concorso, cosa che non è stata più fatta dal 2008. Non vogliamo lasciare a casa questi lavoratori, va bene, ma dobbiamo fare comunque dei ragionamenti sul personale“.
E per quanto riguarda i servizi?L’unico servizio che togliamo è l’Eccobus che comunque sostituiremo con i bus di linea che hanno un costo più ragionevole, anche se ora non so dire di preciso quante corse potranno essere effettuate. Per lo scuolabus noi dobbiamo togliere quattro scuole che potranno essere indicate dall’amministrazione o decise dall’azienda sulla base dell’affluenza degli alunni. Nel piano industriale abbiamo inoltre previsto una riduzione della disponibilità giornaliera del trasporto disabili. Invece di due operatori ce ne sarà solo uno solo e, di conseguenza, il servizio sarà rallentato del 50%. Ribadisco, però, una cosa. Questo piano industriale è ancora in costruzione e ci sarà comunque la mediazione del Comune. Nessuno però dica che questa situazione è colpa mia o del presidente Cermelli. Noi abbiamo fatto ragionamenti congrui e attenti per risollevare l’azienda e non può essere un sindacato a dirmi di dimettermi. Può farlo la proprietà che, però, non lo sta facendo“.

Tatiana Gagliano

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