Autore Redazione
mercoledì
10 Gennaio 2024
05:24
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Politica - Alessandria

“Anche negli istituti tecnici si insegni letteratura inglese”: il prof Marenco scrive al Ministro Valditara

“Anche negli istituti tecnici si insegni letteratura inglese”: il prof Marenco scrive al Ministro Valditara

ALESSANDRIA – “La letteratura ci può salvare”. Comincia così la lettera aperta del professor Sandro Marenco, docente alessandrino dell’Istituto Volta, indirizzata al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Marenco ha infatti invitato l’esponente del Governo Meloni a considerare la sua proposta: l’inserimento della letteratura inglese nei programmi didattici degli istituti tecnici. 

“Mi rivolgo a lei, Ministro, perché, da docente di lingua inglese in un istituto tecnico, la voglio invitare a fare una riflessione e chissà che non si trovi d’accordo con me e che quindi non diventi poi un cambiamento reale nella scuola. Mi permetto di fare una breve premessa per chi, magari, così dentro la scuola non è. Il punto di partenza della riflessione è infatti far capire a genitori e alunni che, in linea generale, se una persona si laurea in matematica insegnerà matematica, se avrà conseguito la laurea in lettere, insegnerà italiano, storia, latino. Per puro esempio accade così anche ai prof con la laurea in filosofia, in storia cioè ci sono docenti che insegnano la loro materia qualunque sia l’istituto superiore in cui andranno ad insegnare”.

“Ma lo sapete” prosegue Marenco “che per gli insegnanti laureati in lingue e letterature straniere non funziona così? Prendete me, ad esempio, ho studiato e amato la letteratura tedesca e quella inglese e adesso insegno ai miei alunni come si trasformano i numeri decimali in esadecimali. Ho colleghe preparatissime sulle opere di Shakespeare che insegnano la differenza tra un motore diesel e uno a benzina. Non vi stupite perché questa è la realtà. Il docente di inglese negli istituti tecnici non insegna la letteratura che ha studiato ma la materia di indirizzo, quella che viene definita “microlingua”, vale a dire il vocabolario specifico di quella materia. Ministro torno a lei perché credo fermamente che la scuola sia cambiata e che questo sistema non premi nessuno. In primis gli alunni a cui viene offerta una formazione oserei dire mediocre perché può ben immaginare quanto a una persona interessata agli studi umanistici possa interessare e risultare facile studiare, per poi spiegare, i bulloni o le provette dei laboratori, come si semina il grano o come si usa il tornio. In questo modo i ragazzi hanno docenti che, magari nella loro materia potrebbero dare tantissimo ma che, con un’altra materia, danno in realtà poco. Tra l’altro con sforzo e studio non indifferenti”.

“Non voglio generalizzare, ovviamente, perché con grande professionalità cerchiamo di essere al nostro meglio e di prepararci e studiare ma, come diceva mia nonna, “a ognuno il suo”. Credo che sia possibile un cambiamento perché tra i miei colleghi di indirizzo ve ne sono parecchi che sarebbero assolutamente in grado di dedicare alcune ore alla spiegazione del loro programma in lingua inglese. Docenti preparati nella loro materia che hanno dimestichezza anche con la lingua, la scuola ne ha sempre di più. Concludo la mia riflessione dicendo che, in questo modo, noi insegnanti di lingue potremmo portare i ragazzi a conoscere i grandi scrittori e le loro opere, sottolineando quanto sarebbe importante per loro avere a disposizione nelle loro vite tutti gli strumenti che solo la letteratura ci fornisce. Saper dare un nome a un’emozione, vedere come anime evolute hanno vissuto l’amore, leggere e sentir parlare di natura, di temi politici, sociali, di guerre. La letteratura davvero può salvarci la vita”. 

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