Dentro la nuova Casa delle Donne: “Con la lotta ce l’abbiamo fatta. Le spese? Ne pagheremo una parte”
ALESSANDRIA – Da qualche giorno le attiviste di Non Una di Meno sono entrate nella nuova “Casa delle Donne”, l’ex Mensa Guala in via San Giovanni Bosco 28, concessa dal Comune di Alessandria in comodato d’uso all’associazione Welcome, l’ente che comprende lo stesso collettivo. La prima novità è la cancellata che delimita la struttura, prima scolorita dal tempo e ora riverniciata di fucsia.
In questi giorni il collettivo sta provvedendo a sistemare i locali in vista della prima iniziativa: la sesta edizione di Mia, il festival queer transfemminista, in programma dal 15 al 17 settembre. Ai microfoni di Radio Gold, inoltre, Anita Giudice di Non Una di Meno ha replicato alle critiche della minoranza e alle osservazioni del centro antiviolenza Me.Dea onlus. “Una lotta lunghissima che ha portato un risultato sperato, lo spazio è meraviglioso. Era vuoto da tempo ma è una struttura molto bella e relativamente nuova. Si aggiunge alla lunga lista di luoghi di Alessandria senza nessuno che li attraversa, che li rende vivi. Speriamo di poter ribaltare questo paradigma così diffuso ad Alessandria. Le critiche della minoranza (arrivate sia dalla Lega che da Fratelli d’Italia, ndr)? Il punto della discussione è che gli spazi dove si tutelano le donne, dove si tratta la violenza di genere e le soggettività queer non sono mai abbastanza. Chi pagherà i costi? Noi pagheremo una parte delle spese, secondo il regolamento dei centri di incontro sul quale si basa la convenzione. Le parole del centro antiviolenza me.Dea? Abbiamo sempre creduto che è con la lotta e il conflitto si ottiene quello di cui si ha bisogno, non sempre usare la calma funziona. Nel corso della Storia è sempre stato così. In questo caso la lotta ha pagato, abbiamo sempre reso i luoghi che abbiamo attraversato migliori di come li abbiamo trovati, sia a livello strutturale che fisico. Ci spiace che Me.Dea sia senza uno spazio finanziato dall’amministrazione comunale. Semmai” ha aggiunto Giudice ironizzando “se volesse occupare potrebbe essere un buon momento”.
“Le critiche di altre associazioni che non hanno scelto la nostra strada? Possono essere comprensibili, è vero che ci sono tante realtà che cercano uno spazio e che ci sono tanti spazi. Sicuramente occorre fare in modo che tutti quegli enti che cercano uno spazio lo trovino. Capisco la scelta di occupare non sia percorribile da tutte le tipologie di associazioni, noi invece ci abbiamo creduto” ha concluso l’attivista di Non Una di Meno.