1 Luglio 2015
22:00
Quattro reati contro l’ambiente ogni ora. Legambiente invita a tenere alta l’attenzione su rifiuti, cemento e grandi opere
PIEMONTE – E’ un bilancio pesante quello sui crimini contro l’ambiente registrato nel corso del 2014. In base all’ultimo rapporto “Ecomafie” di Legambiente, ogni ora, in Italia, sono stati commessi in media 4 reati che hanno poi portato a un allarmante risultato complessivo di 29.293 ecoreati accertati. Un business che ha portato nelle casse della criminalità organizzata ben 22 miliardi di euro, 7 in più rispetto all’anno precedente. Dei quasi 30 mila ecoreati, più della metà è stata accertata in Puglia, Sicilia, Campania e Calabria. Le ecomafie, però, non sono prerogativa del Sud Italia. Allarmante è anche il bilancio del Piemonte che ha chiuso il 2014 con 469 infrazioni, 631 denunce, 2 arresti e 106 sequestri. L’ennesima prova del radicamento degli interessi mafiosi nell’economia delle regioni del Nord. Da qui il monito di Legambiente Piemonte a mantenere sempre alta l’attenzione sul mondo che ruota attorno allo smaltimento dei rifiuti, al cemento e alle grandi opere.
Il giudizio in appello del processo Minotauro dello scorso 28 maggio, ha ricordato Legambiente, ha confermato il radicamento della ‘ndrangheta nel ciclo del cemento e nelle relazioni con la politica attraverso il voto di scambio”. Gli esiti dell’operazione San Michele, ha aggiunto l’associazione ambientalista piemontese, hanno poi fatto scendere “ l’ombra della criminalità organizzata anche nel settore dei rifiuti speciali. Fino a qualche anno fa, infatti, sembrava non emergere un ruolo diretto dei clan nel settore, ma solamente di singoli imprenditori spregiudicati che provavano ad abbattere i costi di smaltimento, abbandonando sostanze pericolose ai bordi delle strade, interrandoli sotto campi coltivati o cave dismesse o dirottandoli verso il traffico illecito internazionale. L’operazione San Michele ha invece fatto emergere, a carico di un soggetto originario della provincia di Catanzaro e residente in provincia di Novara, l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa per aver utilizzato una cava a Chiusa di San Michele in Valsusa per stoccare e smaltire irregolarmente oltre 50.000 metri cubi di rifiuti speciali”.
Un’attenzione particolare per Legambiente va anche posta al ruolo delle grandi opere come Tav e Terzo Valico e alle possibilità d’infiltrazione della ‘ndrangheta. Per l’associazione è necessario intensificare i controlli sui cantieri delle opere pubbliche, attraverso la costruzione di commissioni di controllo specifiche che siano in grado e che abbiano i poteri per vigilare sulle gestione degli appalti e sulla realizzazione dei lavori, ma anche riducendo, ripensando e valutando bene l’elenco delle opere strategiche per la collettività. Fondamentale, per l’associazione, è vietare i subappalti nei cantieri e abolire l’anomalo istituto del general contractor per evitare che la direzione lavori sia in carico alla stessa stazione appaltante”
“E’ preoccupante verificare che, nonostante la crisi, le ecomafie non subiscano flessioni – ha dichiarato Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – La recente introduzione, dopo 21 anni di battaglie da parte della nostra associazione, degli ecoreati nel codice penale dà sicuramente uno strumento repressivo in più per contrastare in modo efficace ecomafie ed ecocriminalità, ma la vera lotta alla criminalità si batte sul campo della prevenzione: occorre che tutti, dai cittadini alle istituzioni continuino a tenere alta l’attenzione a partire dai settori di maggior interesse economico, quali la gestione e lo smaltimento dei rifiuti, le escavazioni, le nuove costruzioni e le grandi opere. Anche per questo siamo convinti che l’imminente nascita della commissione regionale antimafia, da noi sollecitata da diversi anni, sia una buona notizia e vogliamo confermare alla Regione Piemonte la nostra disponibilità a collaborare“.