Autore Redazione
lunedì
16 Gennaio 2023
05:46
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Cronaca - Alessandria

Cinghiali, Organizzazione Internazionale Protezione Animali: “Più ne abbattono più si moltiplicano”

Cinghiali, Organizzazione Internazionale Protezione Animali: “Più ne abbattono più si moltiplicano”

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – La soluzione è nella prevenzione”. Questo il parere di Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali, rispetto al proliferare dei cinghiali che, purtroppo, coinvolge anche la nostra provincia. “I dati diffusi dall’Ispra sulla popolazione dei cinghiali in Italia e sulla strage che se n’è fatta attestano quel che diciamo da sempre. Un parere degli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare in tema di peste suina africana afferma che la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”.

“Negli ultimi anni si è ragionato solo su come sguinzagliare i cosiddetti “selezionatori” fuori e dentro i parchi anche protetti e, da ultimo, persino nelle zone urbane. La caccia e la “selezione” non sono la soluzione al problema della proliferazione dei cinghiali, ma la causa”, dichiara il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.

“Non lo diciamo solo noi: lo attestano etologi, zoologi, naturalisti. Il problema della presenza dei cinghiali in città è dovuta a una scorretta raccolta dei rifiuti: dov’è attuata la raccolta porta a porta i cinghiali non si presentano negli abitati. Inoltre, ancor più a monte, vi è la politica dei “ripopolamenti” degli anni passati: i cinghiali che popolano oggi l’Italia, più grandi e prolifici degli autoctoni, sono stati introdotti dai paesi dell’Est Europa a uso e consumo dei cacciatori, cui ora si ricorre per risolvere un problema che loro stessi hanno determinato”.

Per arginare il fenomeno, infine, secondo Oipa la politica dovrebbe adottare azioni di prevenzione come la pulizia del territorio, la corretta raccolta dei rifiuti, l’uso di dissuasori, fino alla sterilizzazione farmacologica, oggi allo studio del Ministero della Salute. “Purtroppo anche le categorie che dovrebbero adottare misure dissuasive preferiscono poi lamentarsi e chiedere rimborsi pubblici”. 

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