Autore Redazione
mercoledì
21 Marzo 2018
01:08
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Cronaca - Alessandria

#Bellesempre 2: La scoperta del cancro, gli errori e la promessa

La scoperta della malattia, il dialogo con la famiglia e la preghiera ai medici.
#Bellesempre 2: La scoperta del cancro, gli errori e la promessa

RADIO GOLD – Seconda puntata di #Bellesempre, la rubrica di Milly Tasca per parlare del cancro e dare una mano a chi deve o ha dovuto affrontare il tumore come lei.

Come ogni storia che si rispetti bisogna partire dall’inizio. Narrerò una storia che ho già ripetuto all’infinito, ma che non m’imbarazza raccontare. È una storia che racconto sempre con dovizia di particolari perché, chissà come mai, nelle circostanze molto belle e in quelle molto brutte quasi tutto ti rimane stampato in mente come se fosse ieri. 
A 33 anni ho scoperto di avere un cancro al seno. Con un bimbo di 16 mesi e un marito incontrato a 30 anni dopo tante delusioni. 
Beh pensavo di essere praticamente arrivata alla perfezione della mia vita e invece ha pensato di farmi un bello sgambetto, tanto che a volte ho creduto fosse la moneta di scambio della mia
felicità. Invece forse capita e basta. Sfiga!
Ho iniziato a percepire un dolore fitto al seno destro, proprio quasi sul petto dove inizia la curva del seno, e da lì a qualche settimana una pallina che si è fatta sempre più grande. 
Errore numero 1: ma sì… sarà un’infiammazione, aspettiamo e vediamo come va.  La pallina si fa grande quanto una nocciola. 
Paura? Mancanza di tempo? Superficialità? 
Se avessi aspettato ancora un po’ di tempo non ne avrei avuto mai più. Dopo circa due mesi e mezzo decido di andare a fare un’ecografia, dove mi sento dire “non è niente, sembra un fibroadenoma, ricontrolliamo tra qualche mese”.

Come ho rimediato all’errore n. 1: non mi sono accontentata della risposta come avrebbero fatto molte persone. 
Appurato che qualcosa ci fosse, sono andata da una bravissima senologa che ha subito capito la gravità e mi ha fatto immediatamente l’ago aspirato dandomi poi dopo poche settimane la
diagnosi di malignità. Beh da lì è iniziata la nuova me. 
Un turbine di sensazioni e disperazione, confusione e tentativo di rassicurare tutti quelli intorno, il mio senso pratico subito emerso. 
Prendo la mia famiglia e spiego per quanto possibile cosa mi è stato detto, e pretendo di chiamare il tutto con il proprio nome: cancro.  Iniziamo a prendere confidenza con un mostro che non si sa ancora dove mi porterà. 

“La prego mi tiri fuori da questa situazione. Ho un bimbo di nemmeno due anni”.
Ricevo una carezza e la promessa che ne sarei uscita.
Milly Tasca

Sembra impossibile. Potrei morire per questo. Sono troppo giovane, ho troppe cose da fare e soprattutto amo mio figlio e ci devo essere per lui ancora per molto tempo. 
Mentre cerco di metabolizzare il tutto (percorso che matura in tante fasi diverse, è una lunga scala da salire gradino dopo gradino… mediamente ne fai due avanti e uno indietro) inciampo
molte volte, passo notti insonni soprattutto la prima. Vado alla ricerca del posto migliore a cui affidarmi. IEO di Milano. Veronesi. 
Nella disperazione che tutto fosse già scritto, nella sensazione di impotenza generale, mi affido a quello che reputo il “Dio in terra” in questa situazione. In pochi giorni sono sotto i ferri,
tra le sue sapienti quanto delicate mani. Se non ci possono arrivare loro non ci può arrivare nessun altro, tutto è già scritto ma provo a cambiare il corso di questo fiume con tutte le risorse disponibili. Trovo giusto la forza di dirgli: “La prego mi tiri fuori da questa situazione. Ho un bimbo di nemmeno due anni”. Ricevo in risposta una carezza e la promessa che ne sarei uscita. E ogni promessa è debito. [CONTINUA LA SETTIMANA PROSSIMA]

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