Autore Redazione
venerdì
27 Gennaio 2023
05:44
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Cronaca - Alessandria

Pronto Soccorso Alessandria: “Alcuni dipendenti vanno via per sopravvivere. Crescita accessi da Novi/Tortona”

Pronto Soccorso Alessandria: “Alcuni dipendenti vanno via per sopravvivere. Crescita accessi da Novi/Tortona”

ALESSANDRIA – “Drammatica“. Il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Alessandria, Antonello Santoro, ha utilizzato questo aggettivo per descrivere la situazione dei Pronto Soccorso gestiti da Asl, sul fronte della carenza di personale. Durante l’ultima Commissione Politiche Sociali e Sanitarie Santoro ha anche fornito i dati sui numeri dei medici interni nei cosiddetti “Dea” (Dipartimenti di Emergenza Urgenza e Accettazione) del territorio.

Novi: 2 medici dipendenti + un medico a tempo parziale

Casale: 6 medici dipendenti + 2 liberi professionisti

Acqui: 2 medici dipendenti

Tortona: 1 medico dipendente + 2 liberi professionisti

Ovada: 1 libero professionista + l’appoggio del 118.

Inevitabile, quindi, il ricorso ai cosiddetti medici gettonisti, cioè dipendenti di cooperative. Un’altra conseguenza, poi, è l’aumento dell’afflusso al Pronto Soccorso di Alessandria di pazienti di altre città della provincia. “Abbiamo registrato, ad esempio, un incremento verticale di accessi dalla zona di Novi e Tortona ha sottolineato il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria Valter Alpe dopo il covid l’Ospedale di Alessandria sta diventando punto di riferimento della provincia. Occorre studiare qualche intervento dal punto di vista della risposta dell’emergenza su base provinciale. Al Pronto Soccorso di Alessandria ci sono accessi che non trovano giustificazione, vista la presenza di altri Pronto Soccorso nei centri zona, più vicini alle residenze di quei pazienti non alessandrini”.

“In tutto, ad Alessandria il 15% dei ricoveri arriva da altri distretti, una percentuale in aumento negli ultimi anni. Di questi, il 70% arriva in autonomia. Nel 2022 gli accessi al Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile sono stati quasi 37.900, quasi 55.900 se si considerano anche gli accessi al Pronto Soccorso dell’Infantile.  Come era stato evidenziato lo scorso novembre, anche l’Ospedale di Alessandria dalla fine del 2021 sta facendo ricorso ai gettonisti ma, ha precisato il direttore Alpe “il ricorso alle cooperative non rappresenta affatto una soluzione di comodo. Prima di chiedere medici gettonisti abbiamo affidato al comparto Risorse Umane il compito di verificare tutte le procedure di reclutamento spendibili in alternativa, dagli avvisi di mobilità, ai tempi di determinati e indeterminati. Il tema dei gettonisti, comunque, può essere risolto solo a livello nazionale: il legislatore deve mettere un tetto alle prestazioni e imporre regole di accreditamento che perimetrino la possibilità di certe società private di candidarsi. Segnalo che che da un paio di mesi Anac, l’Autorità Anticorruzione, è intervenuta sollecitando i Ministeri dell’Economia e della Salute a porre delle regole di indirizzo. Al momento, però, non ci sono interventi ufficiali”. 

Purtroppo anche al Pronto Soccorso di Alessandria il numero dei medici strutturati è in calo: “Rispetto a una pianta organica di 21 medici strutturati nel Pronto Soccorso in realtà ce ne sono solo 5” ha sottolineato il Direttore del Pronto Soccorso di Alessandria Riccardo Boverioda due anni stiamo tenendo in piedi un servizio di secondo livello con grande fatica. Stiamo mantenendo un livello molto alto ma con tanti sacrifici, la nostra è una missione. Purtroppo la qualità di lavoro e di vita di chi lavora in emergenza urgenza sta diventando intollerabile. Questo comporta difficoltà importanti dal punto di vista organizzativo ma la risposta alle grandi urgenze c’è ed è garantita. Gettonisti? Abbiamo resistito fino a un anno fa con le nostre risorse, con persone che facevano anche 10 notti in un mese e 250 ore al mese di lavoro. Alla fine, alcuni dipendenti si sono allontanate per sopravvivere, o per far sopravvivere le loro famiglie. Oggi ad Alessandria sia di giorno che di notte c’è sempre almeno un medico strutturato ma abbiamo scelto di esternalizzare una quota di guardie notturne. Abbiamo infatti verificato che la maggior parte degli accessi si verifica di giorno, di notte calano drasticamente. Ci aiutano poi i liberi professionisti (medici specialiste, che fanno a tutti gli effetti parte del nostro organico), oltre a professionisti provenienti da altre specialità della nostra Azienda. Rispetto ai gettonisti devo dire che ad Alessandria abbiamo selezionato persone di valore, tre in particolare. Stanno lavorando con noi da un anno e si sono ben integrati: questo rappresenta una importante garanzia dal punto di vista della qualità delle prestazioni. C’è poi il supporto degli specializzandi: la scuola di specialità dell’Università di Novara ci ha garantito un numero di giovani professionisti che ci ci ha permesso di sopravvivere. Purtroppo, invece, capita che in altri pronto soccorso il paziente viene visitato solo da gettonisti”.

“In generale” ha precisato il professionista dell’Azienda Ospedaliera “sappiamo che già da prima della pandemia esiste una quota di ricorso inappropriato al pronto soccorso. I codici di minore gravità rappresentano oltre il 50% degli accessi. Inoltre due accessi su tre sono di cittadini autonomi, che arrivano da soli. Insomma, il Pronto Soccorso diventa una sorta di ambulatorio, un punto di riferimento per i cittadini aperto 24 ore su 24, vista la situazione territoriale di grande sofferenza sul fronte dell’accessibilità agli ambulatori. Dobbiamo modificare il sistema, in modo che le strutture di competenza diano le risposte che devono dare. Purtroppo la situazione provinciale non è buona. L’Ospedale di Alessandria ha quindi una doppia anima: una di alta specialità visto che deve servire anche il quadrante astigiano e, la seconda, rappresenta comunque l’Ospedale cittadino, con flussi importanti di pazienti che, come detto, arrivano autonomamente. C’è quindi un problema di appropriatezza di utilizzo della struttura”.

Il dottor Boverio ha poi parlato del problema del sovraffollamento: “La causa non è rappresentata dagli ingressi: questo dato è in flessione negli ultimi anni, anche se tra la fine del 2022 e l’inizio di quest’anno sta tornando ai livelli pre covid, con una percentuale alta di pazienti che, sulla carta, non dovrebbero venire al Pronto Soccorso ma lo fanno a causa della carenza della medicina del territorio. Il problema è la difficile gestione dei tempi quando un paziente necessita di essere ricoverato, si determinano delle lunghe attese, con disfunzioni assistenziali evidenti. Vedremo se la novità deliberata pochi giorni fa dalla Regione porterà benefici“.

“Le criticità sul fronte degli accessi al Pronto Soccorso sono datate, dall’ultimo autunno questa curva si è alzata ancora di più le parole del direttore generale dell’Ospedale Alessandria Valter Alpela carenza di personale si è progressivamente accentuata. Non ci sono medici sufficienti nell’ambito della medicina di urgenza, non è sufficiente ampliare le borse di specialità se mancano le iscrizioni. Il tema vero è rappresentato dalla difficoltà di svuotare il pronto soccorso dai pazienti che hanno necessità di essere ricoverati e fanno fatica a trovare una risposta. Bisogna dimettere le persone ricoverate che devono fruire di setting assistenziali alternativi: da alcuni mesi abbiamo avviato un confronto con Asl, stiamo cercando di accelerare, confidiamo di avere progressivamente delle risposte. Il contraccolpo maggiore, comunque, è dato dai medici dipendenti che se ne vanno, un fenomeno che ha subito una accelerazione imprevista negli ultimi mesi. Si sta facendo qualcosa sul fronte di una maggior valorizzazione economica ma c’è un secondo aspetto prevalente: l’impatto delle condizioni di lavoro, rese difficoltose dall’iper affollamento, sta diventando quasi più rilevante dell’incentivo economico. C’è un problema ancora non risolto nel rapporto ospedale-territorio: occorre integrare meglio le prestazioni di urgenza e la medicina del territorio. In passato ho lavorato anche all’Asl di Alessandria e conosco quel contesto: posso dire che oggi c’è un dialogo aperto tra Ospedale di Alessandria con Asl. In passato non c’era, questo rappresentava un elemento di criticità. La nostra, tra l’altro, è una delle province più complesse del Piemonte: ha tanti Comuni, il territorio è molto articolato, ha realtà molto diverse tra loro anche nell’approccio alle strutture sanitarie. Inoltre, la provincia di Alessandria è terra di confine con Liguria, Lombardia e, in parte, anche Emilia Romagna. Nell’ultimo anno e mezzo con Asl abbiamo messo in piedi una serie di sinergie e collaborazioni tra medici Aso e Asl che coprono quasi tutte le specialità, noi supportiamo Asl rispetto a una serie di criticità, facendo sistema e coinvolgendo i nostri professionisti in quegli ambiti dove l’Azienda Sanitaria Locale non è in grado di far fronte”.

Alpe si è poi soffermato sulle opportunità e le sfide del Pnrr: “Il Recovery Plan punta proprio a rafforzare la medicina territoriale con ospedali e case di comunità. Mi chiedo, però, se le case di comunità saranno in grado di intercettare o no il bisogno dei cittadini. C’è infatti il rischio che, nonostante la presenza di case di comunità, un cittadino vada in Pronto Soccorso. Tutte le strutture del territorio, infatti, non avranno tutti gli specialisti di un ospedale. Occorre fare una riflessione di integrazione ospedale e territorio. Sicuramente riempiremo le case di comunità con personale, ma il livello di esigenza del cittadino troverà quelle risposte in queste strutture intermedie? Questa è la grande scommessa, ancora oggi da approfondire. La medicina del territorio dovrà rispondere meglio alle esigenze dei pazienti: solo così i Pronto Soccorso saranno meno affollati”.

“Il lavoro di medico d’urgenza non è più attrattivo per i giovani” ha sottolineato ancora Antonello Santoro, presidente dell’Ordine dei medici “in tutte le regioni i posti di specialità di emergenza e urgenza non vengono coperti. I medici stanno attraversando un periodo complicato, si parla di malessere. Il loro modo di lavorare è sempre più complesso. Le criticità maggiori emergono in ambito ospedaliero. Molti abbandonano la professione. I giovani vanno all’estero o guardano al privato, occorre rivedere la situazione e creare una condizione affinché la nostra professionalità venga messa al centro. C’è poi il tema delle aggressioni nei confronti dei medici: occorre superare alcuni modelli organizzativi come la guardia medica che lavora da sola. Visto che gran parte dei medici sono donne questo sistema le espone a rischi gravissimi. I dipendenti, poi, sono così pochi e stanchi che non sono propensi a fare straordinari. Nei pronto soccorso ci sono anche problemi tecnici: da un punto di vista normativo i box gestiti da dipendenti devono essere separati da quelli dei liberi professionisti, non è possibile scambiarli. In Asl moltissimi posti dei pronto soccorso sono esclusivamente delle cooperative, quindi se anche, ipoteticamente, ci fosse la disponibilità di medici dipendenti questo andrebbe a incocciare con l’attività dei liberi professionisti. Sul fronte degli specializzandi, poi, alcune norme hanno impedito loro di lavorare nelle Asl. Spero che si trovi il modo di rendere operativa questa forza lavoro, formata da medici giovani e capaci. In generale tutti gli attori della sanità devono parlarsi per capire chi deve fare cosa. Ancora oggi almeno l’80% degli accessi ospedalieri è inappropriato, occorre dare al cittadino le risposte che servono e quando servono. Negli ultimi anni, ad esempio, quattro responsabili dei Pronto Soccorso di ospedali dell’Asl si sono dimessi dopo poco tempo. Oggi avere questa responsabilità organizzativa è stressante. Sul fronte dei gettonisti si deve tornare a verificare con cura se i dipendenti delle cooperative hanno una laurea riconosciuta dal Ministero e se sono iscritti a un ordine dei medici italiano. In provincia abbiamo chiesto la collaborazione dei direttori per operare queste verifiche e ora molte cooperative si tirano indietro a fronte di queste richieste di controlli. Sserve lo sforzo di tutti per tornare a investire con forza sulla sanità pubblica, i prossimi 2/3 anni saranno complessi, è alto il rischio che la sanità pubblica non regga”.

“I nostri interlocutori ci hanno dedicato il loro tempo prezioso, permettendoci di comprendere meglio e facendoci un quadro dettagliato e preciso della situazione relativa ai Pronto soccorso dell’ospedale di Alessandria e per il suo ruolo di Hub anche quelli della nostra Provincia” ha sottolineato infine la presidente della Commissione Politiche Sociali e Sanitarie Roberta Cazzulo “quella di giovedì mattina è stata una Commissione preziosa e ricca di stimoli rispetto alle criticità evidenziate. Non bisogna dimenticare, infatti, che il pronto soccorso per cittadino è la sola porta aperta aperta h24 per 365 giorni all’anno, la sola a dare una risposta immediata. Al tempo stesso emerge l’esigenza di rafforzamento della medicina territoriale con l’obiettivo di far arrivare in pronto soccorso meno codici bianchi. Sono convinta che la politica debba insistere sulla necessità di tenere insieme tutti gli attori: sicuramente il governo nazionale, quello regionale, dei Comuni, ma anche e soprattutto Ordini, professioni, organizzazioni di rappresentanza, sindacati e naturalmente il mondo della conoscenza: società scientifiche e università. Convocherò, d’accordo con la Direzione Sanitaria, altre Commissione dedicate e coinvolgerò nella riflessione anche i sindacati e il mondo del volontariato”. 

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