Autore Redazione
giovedì
23 Novembre 2023
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- Provincia Alessandria

Il cavallo di Napoleone? Si chiamava Marengò. Visse 38 anni

Il cavallo di Napoleone? Si chiamava Marengò. Visse 38 anni

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Marengò è uno dei cavalli più famosi della storia, noto per essere stato il compagno di battaglia di Napoleone Bonaparte. Il suo nome è legato a una delle vittorie più decisive dell’imperatore francese, la battaglia di Marengo, combattuta il 14 giugno 1800.

La storia di Marengò è ricca di mito e leggenda e ha ispirato opere letterarie, artistiche e cinematografiche. Le principali tappe della sua vita sono riassunte nel libro “Marengo: The Myth of Napoleon’s Horse” di Jill Hamilton. Ed è inevitabile il collegamento col quadro di Jean-Louis David, “Bonaparte valica il Gran San Bernardo“, uno dei più famosi ritratti equestri della storia. Il cavallo raffigurato nel quadro è grigio, di taglia media, che lascia trapelare un carattere forte e coraggioso. La sua somiglianza con Marengo è innegabile e molti storici sostengono che il cavallo del quadro sia proprio il compagno di battaglia di Napoleone. Tuttavia, non ci sono prove concrete a sostegno di questa tesi.

La cattura in Egitto

Marengò nacque in Egitto nel 1793, da un padre arabo e da una madre originaria dell’Africa subsahariana.  Nel 1799, durante la campagna d’Egitto, Napoleone Bonaparte si imbatte in lui. Il cavallo era di proprietà di un nobile egiziano, che lo vendette all’imperatore francese per una somma simbolica.

Venne subito apprezzato da Napoleone, che lo trovò un cavallo affidabile e veloce. Il cavallo fu ribattezzato “Marengò”, forse in onore della battaglia che si sarebbe svolta due anni dopo.

Le battaglie

Secondo le ricostruzioni storiche Marengò partecipò a quattro delle più importanti battaglie della carriera di Napoleone: Austerlitz, Jena, Wagram e Waterloo. Nella battaglia di Austerlitz, combattuta il 2 dicembre 1805, Marengò fu ferito da una fucilata alla coscia. Napoleone rimase impressionato dal coraggio del cavallo, che continuò a combattere nonostante la ferita.

Nella battaglia di Jena, combattuta il 14 ottobre 1806, Marengò fu ferito una seconda volta, questa volta da una sciabolata alla testa. Anche in questo caso, il cavallo riuscì a salvarsi e a portare Napoleone in salvo. In quella di Wagram, combattuta il 5-6 luglio 1809, Marengò fu ferito una terza volta, questa volta da una palla di cannone. Il cavallo fu trasportato in salvo, ma la ferita fu così grave che gli impedì di tornare a combattere.

A Waterloo, combattuta il 18 giugno 1815, Marengò era presente, ma non partecipò allo scontro. L’imperatore francese, infatti, era ormai in declino e aveva scelto di affidarsi a un altro cavallo, un baio di nome “Vizir“.

La pensione

Dopo la battaglia di Waterloo Marengò fu mandato in pensione a Malmaison, la residenza di campagna di Napoleone. Il cavallo visse lì per molti anni, assistito da un gruppo di paggetti fedeli. Marengò morì il 29 gennaio 1831, all’età di 38 anni. Fu sepolto nel parco di Malmaison accanto a Napoleone, che era morto due anni prima.

Il cavallo fu un compagno inseparabile di Napoleone e lo aiutò a vincere alcune delle sue più grandi battaglie. Marengò è un simbolo dell’epopea napoleonica e la sua storia continua a ispirare e affascinare persone di tutto il mondo.

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