9 Febbraio 2021
08:26
Strage di Quargnento: “Dolore resta tutto”. Familiari Vigili del Fuoco: “Ora no sconti di pena”
ALESSANDRIA – La condanna a 30 anni per la strage di Quargnento suscita reazioni diverse ma di certo non cancella il dolore dei famigliari delle vittime e di una intera comunità. Lo ha detto il Procuratore di Alessandria, Enrico Cieri, dopo la sentenza che ha comminato 30 anni, con il riconoscimento delle attenuanti, a Giovanni Vincenti e Antonella Patrucco. “Con tre morti e famiglie straziate non si può essere soddisfatti – ha spiegato il Procuratore. Diciamo che la Corte ha raccolto in pieno le nostre indicazioni però il danno per queste famiglie, per queste mamme e queste mogli rimane tutto“. Nella sua requisitoria Cieri aveva chiesto una condanna a 30 anni, con il riconoscimento delle attenuanti.
Giovanni Vincenti e Antonella Patrucco, oltre alla condanna a 30 anni, sono stati interdetti a vita dai pubblici uffici e al pagamento di provvisionali ai familiari delle
vittime. Proprio questi ultimi ora attendono che la giustizia continui il suo corso, senza ribaltare quanto sancito lunedì: “Siamo contenti, era quello che ci aspettavamo, ora speriamo non ci siano troppi sconti di pena – ha spiegato Elisa Borghello, moglie di Matteo Gastaldo, uno tre vigili del fuoco morti nell’esplosione della cascina di Quargnento verificatasi nella notte tra il 4 e 5 novembre 2019. Con lei in aula alla lettura della sentenza anche il fratello della vittima, Alberto. “Ci speravano ma non ci credevamo – ha detto – perché nel corso delle udienze si sono attaccati a troppi cose“.
“Noi siamo stati condannati all’ergastolo quindi loro per aver ucciso tre ragazzi era il minimo che potessero avere. Sulla bara di mio figlio avevo promesso che non mi sarei arresa fino a quando non avessi avuto giustizia“. È arrivata dalla Calabria con la figlia, il marito e la nuora Maria Stella Ielo, mamma di Antonino Candido uno dei vigili fuoco rimasto ucciso. Ha ascoltato la sentenza e poi si è lasciata andare in un lungo pianto liberatorio, abbracciando la mamma di un’altra vittima di quella tragedia, il vigile del fuoco Marco Triches morto anche lui nell’esplosione.
“Noi non potremo mai più essere felici, ma a loro hanno dato quello era che giusto avessero – ha aggiunto la mamma di Candido”. E a chi le ha chiesto cosa provasse per Vincenti l’unico in aula ad ascoltare la lettura del dispositivo mentre la moglie ha rinunciato ad essere presente, la donna ha risposto: “mi fa pena perché si vede che è una persona sofferente, forse il rimorso lo sta distruggendo anche se durante le udienze non mi sembrava così pentito. Ora forse capirà e che Dio lo perdoni“.
“E’ stata una grande emozione che è difficile descrivere – ha detto la moglie di Antonino, Elena Barreca accompagnata dal suo avvocato, Giovanni De Stefano – ma che si può riassumere in una frase, c’è stata giustizia. C’è stato un danno, se così si può chiamare quello che è successo, e bisogna che paghino per quello che è accaduto“, ha concluso.
“Ce l’abbiamo fatta dopo tanta sofferenza – ha raccontato invece Anna D’Apice, mamma di Marco Triches. Glielo dovevamo a questi ragazzi che hanno perso la vita per il lavoro che amavano. Speriamo che ora lo facciano tutti. Avevo un figlio stupendo che era un bravo marito e un bravo padre e che viveva per il suo lavoro e me lo hanno tolto”.
Dall’altra parte i difensori dei due coniugi condannati hanno rimarcato come la morte dei tre vigili del fuoco sia stata per colpa gravissima e non dolo: “Il problema di questo processo – hanno spiegato Lorenzo Repetti e Vittorio Spallasso, legali di Giovanni Vincenti – non era buoni da una parte e cattivi dall’altra, nessuno ha mai messo in dubbio che i vigili del fuoco sono buoni ma se Vincenti aveva previsto o voluto la morte di queste persone“. “Useremo le prossime tappe processuali per sostenere in appello che è colpa gravissima e non dolo“, hanno aggiunto. Mentre per Caterina Brambilla avvocato di Antonella Patrucco “i dispositivi non si commentano”, spiegando che ora attenderà “di leggere le motivazioni che hanno portato a questa decisione e poi decideremo cosa fare perché, a tutt’oggi, riteniamo impensabile accomunare le due posizioni”.
(Adnkronos)