Il Pride e la sua eredità (il giorno dopo): Alessandria ha risposto presente ma non sono mancati gli haters

ALESSANDRIA – Cinquemila persone. Forse anche qualcosina di più. Alessandria e la sua provincia hanno risposto presente partecipando attivamente e in massa a una manifestazione che in città, causa Covid, mancava ormai da due anni. Ecco che allora il secondo Alessandria Pride può venire classificato sotto la voce successo. Un successo importante soprattutto per il messaggio fondamentale che portava con sé. Un messaggio che, come la madrina, Vera Aloe, ha più volte ribadito durante la sfilata, va verso l’inclusione e la tutela nonché la protezione dei diritti fondamentali dell’uomo.

“Il Pride continuerà a esistere sino a quando anche una sola persona nel mondo verrà discriminata per il suo orientamento sessuale e la sua sessualità“, è stato l’urlo, sincero, quasi commosso, lanciato attraverso un megafono del carro che apriva la sfilata. Perché, ammettiamolo, l’omotransfobia, così come qualsiasi tipo di discriminazione, sono un cancro che sta facendo marcire dall’interno una società autodefinitasi civile ma che, ancora nel XXI secolo, fatica ad accettare e ridicolizza la diversità invece di includerla, nutrirsene e trarne beneficio. Diverso è bello, utile, importante. Ma diverso deve essere anche sinonimo di normalità. Lo è per crescere come persona singola così come gruppo sociale. E questo discorso – permettetemelo – vale per tutto e tutt*.

Il Pride, così, ci lascia una grande eredità che – e lo ripetiamo – non è del singolo ma dell’intera società. Un’eredità che ci racconta di umanità, di diritti, di inclusione, di bellezza e di gioia. Anche in barba agli haters che (esclusivamente sui social) hanno definito “carnevalata“, “pagliacciata“, “circo” (non citiamo altre e ben più volgari frasi) una manifestazione che parlava di vita e di diritti inalienabili dell’essere umano in quanto tale.