Autore Redazione
mercoledì
20 Gennaio 2016
23:00
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Cronaca - Alessandria

Sabato “è ora di essere civili” manifestazione in favore delle unioni civili e delle convivenze. Il perché lo spiegano Erika e Lella

Sabato “è ora di essere civili” manifestazione in favore delle unioni civili e delle convivenze. Il perché lo spiegano Erika e Lella

ALESSANDRIA – Anche ad Alessandria si terrà la manifestazione “#svegliatitalia, è ora di essere civili“, iniziativa proposta da Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Mit – Movimento Identità Transessuale, in vista della discussione al Senato del disegno di legge sulle unioni civili e le convivenze. Sabato, in piazzetta della Lega, dalle 16, i manifestanti cercheranno di fare in modo che “anche l’Italia abbia finalmente una legge che riconosca e tuteli le coppie e le famiglie dello stesso sesso e al tempo stesso garantisca diritti e doveri anche alle convivenze, sia etero che gay“. “Il minimo indispensabile“, hanno spiegato Lella ed Erika, alessandrine, insieme da quindici anni e da sei mesi genitori di un bimbo nato da inseminazione artificiale. Le due mamme per il figlio vorrebbero semplicemente le stesse tutele di tutti gli altri bambini. “Essere civili – ha spiegato Lella – vuol dire allinearsi con quello che l’Europa e il mondo stanno facendo: riconoscere dei diritti che in questo momento non sono tutelati. Adesso c’è una proposta di legge, il ddl Cirinnà, in discussione dal 28 gennaio. È stato rimandato più volte e finalmente arriveremo alle discussioni e alle votazioni. Questo ddl prevede una serie di elementi tra cui le unioni civili e la stepchild adoption. Le unioni civili sono quelle unioni che possono essere contratte da persone dello stesso sesso e che prevedono una serie di diritti per queste coppie come l’assistenza sanitaria, la reversibilità. La stepchild adoption invece prevede la possibilità per il compagno o la compagna di adottare il figlio o i figli naturali dell’altro partner. In Italia ci sono molti freni e purtroppo siamo molto indietro. C’è tutto un mondo per lo più cattolico che ha difficoltà nell’accettare queste situazioni. Credo che siamo davanti a una sola parola: omofobia. Le argomentazioni contrarie rispetto a questa legge però sono deboli, secondo me“.

Sono deboli, secondo Rossella ed Erika, perché la loro storia è quella di una vera coppia, che ha a che fare con questioni di tutti i giorni: “facciamo le cose ‘normali’, quotidiane, come tutti – ha spiegato Erika. Con un bambino ora facciamo quanto fanno le coppie eterosessuali con figli. La normalità per noi è questo, accudire e amare nostro figlio”.

Una relazione frutto dell’amore culminata nella decisione di avere un figlio, una scelta assunta non senza lunghe riflessioni ha aggiunto Erika, proprio per il contesto sociale offerto dall’Italia: “non abbiamo mai avuto paura ma ci abbiamo pensato tantissimo prima di riuscire ad avere il nostro piccolo. La sua presenza ci ha rivoluzionato la vita in meglio. Ci siamo buttate a capofitto in questo progetto e siamo felici di aver scelto questo cammino. Romeo ci ha permesso di conoscere noi stesse e di scoprire altri lati del nostro rapporto di coppia“.

Una storia nata però, come per tutti i bambini, in ospedale, in cui Erika e Lella, hanno vissuto il loro essere futuri genitori nella più assoluta normalità: “siamo arrivate nella struttura sanitaria in una situazione di pericolo per Lella, prossima al parto. I medici non hanno neanche pensato al caso che avevano davanti, al nostro rapporto, ma hanno badato solo al caso clinico, perché sono professionisti. Nei giorni dopo il parto ci sono stati attestati indimenticabili perché le infermiere ci facevano i complimenti per il nostro rapporto e la nostra scelta. Poi la funzionaria dell’anagrafe, una donna fantastica, si è emozionata quando ha saputo che nella registrazione di Romeo io non potevo esserci in quanto partner di un’altra donna. Ha cercato in ogni modo di trovare soluzioni per far comparire anche me nella registrazione fino a che si è arresa davanti all’evidenza e all’assenza di leggi“.

Le leggi non ci sono ma le persone sì, con le loro storie e il loro vissuto quotidiano. Le due alessandrine vivono e lavorano in Italia e ad Alessandria, e proprio la disinvoltura con cui affrontano le questioni di tutti i giorni rappresenta il miglior modo per pretendere un trattamento uguale a quello di tutti: “dal momento in cui è nato nostro figlio – ha detto ancora Lella -, e prima ancora dal momento in cui è nata la mia relazione con Erika non abbiamo mai trovato nessun problema rispetto alla nostro stato perché quando le persone conoscono la realtà non nascono pregiudizi perché i pregiudizi sono fonte di non conoscenza. Con la nascita di Romeo abbiamo avuto ulteriore prova di questo. Dalla pediatra ci siamo presentate come le due mamme e questo non ha prodotto problemi. Erika chiama la dottoressa esattamente come me. Certo, oggi ci sono problemi e limiti nel caso in cui dovessi stare male io o nostro figlio, perché lei davanti alla legge non ha poteri. Noi però ci siamo, siamo una relatà che esiste“.

Ma come sarà il futuro di Romeo nel contesto sociale italiano? Una domanda che naturalmente si sono fatte e si rifaranno rossella ed Erika: “ci facciamo un sacco di domande sul futuro e le nostre preoccupazioni riguardano nostro figlio e noi stesse, ma anche tutti gli altri bambini. Credo che tutti i bambini debbano avere dei diritti e devono essere tutti uguali. Negare qualcosa a qualcuno toglie elasticità, larghe vedute e intelligenza. Perciò anche quanti hanno già tutti i diritti perdono qualcosa se quegli stessi diritti vengono negati ad altriCi sentiamo persone che hanno seguito un desiderio portato all’interno della coppia, esattamente come quello di molte altre“.

Sabato tutte queste istanze verranno portate in piazza. Ad Alessandria in piazzetta della Lega, dalle 16, un evento che si aggiunge ad altre 72 manifestazioni nel resto d’Italia. Il sabato successivo, il 30 gennaio, invece è in programma il ‘Family day’ a Roma contro il disegno di legge sulle unioni civili e le adozioni. E proprio a quanti osteggiano “il primo passo verso l’uguaglianza” Erika rivolge un ultimo pensiero: “mi affascinano molto queste persone che hanno ostilità nei confronti di chi come noi chiede di essere tutelato. Mi piacerebbe capire perché sono così contrari. Anche sostenere che i cattolici siano visti come contrari alle unioni civili penso debba essere un concetto da valutare con attenzione. Non tutti i cattolici sono contro le unioni civili. Credo che ci sia semplicemente molta paura del diverso e io dico loro di non avere paura di noi. Tutto qui“.

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