Autore Redazione
venerdì
28 Luglio 2017
05:41
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Politica - Alessandria

Nuova legge sulle Ipab: sì alla riorganizzazione

Approvato anche un emendamento per la salvaguardia dei posti di lavoro per almeno 12 mesi del personale delle strutture che diventeranno private. Ma per il M5S non basta: e la Funzione Pubblica Cgil organizzerà martedì un presidio davanti a Palazzo Lascaris.
Nuova legge sulle Ipab: sì alla riorganizzazione

PIEMONTE – Il consiglio regionale ha approvato giovedì la legge sulle Ipab, Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza. Il testo, esposto in aula dal presidente della Commissione Sanità Domenico Ravetti, consentirà una riorganizzazione di queste strutture.

“Sono servite 18 sedute di commissione e 60 ore di confronto” ha sottolineato a Radio Gold il consigliere del Partito Democratico “siamo di fronte a un sistema che, a parte alcune eccellenze, presenza evidenti segni di crisi e che aveva bisogno di inserimenti normativi che cogliessero innovazione sociale e ammodernamento del sistema stesso.”

Tre le fasce dove le Ipab potranno ricollocarsi, a seconda della loro produzione media negli ultimi tre anni: fino a 1 milione e 500 mila euro diventeranno onlus o fondazioni, fino a 2 milioni di euro si valuterà una trasformazione in aziende speciali di servizi alla persona, un passaggio automatico invece se la produzione supererà i 2 milioni di euro.

“Non ci sono molte Ipab attive in provincia” ha aggiunto Ravetti “ma abbiamo previsto la possibilità di fusione tra strutture di Comuni vicini, così da renderle competitive rispetto al mercato.

A tutela dei lavoratori delle future onlus o fondazioni di diritto privato, inoltre, è stato anche approvato un emendamento che prevede la continuità occupazionale dei dipendenti almeno fino a 12 mesi dalla trasformazione dell’ente.

Proprio a proposito della salvaguardia dei posti di lavoro il Movimento 5 Stelle ha voluto sottolineare la sua contrarietà al testo: “Questa legge avrà inoltre dure ricadute sul destino lavorativo di tutti i dipendenti pubblici delle IPAB che passando ad un regime privato perderanno tutele, diritti e vedranno ridotti i propri compensi. E’ ovvio che molti diventeranno dipendenti di cooperative che entreranno nel sistema delle fondazioni e associazioni con minori tutele” hanno sottolineato gli esponenti penta stellati del gruppo consiliare in Regione “Dopo una dura opposizione in Commissione e in Aula la maggioranza ha accolto un nostro emendamento per abbassare a 2 milioni la soglia di fatturato al di sopra della quale gli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza diventeranno aziende pubbliche di servizi alla persona e non fondazioni o associazioni private. Ma questo piccolo passo indietro non toglie che l’85% delle IPAB verrà nei fatti trasformata in istituti privati con i problemi sopra citati. Oltre ad una minore trasparenza e capacità di controllo da parte della Regione. Per questo abbiamo presentato e fatto approvare un ordine del giorno che chiede più trasparenza e più controlli.”

Di più non si poteva fare ma negli ultimi venti giorni abbiamo trovato un punto di convergenza con le organizzazioni sindacali” ha replicato a questo proposito il consigliere di maggioranza Domenico Ravetti.

E sul futuro dei lavoratori la Funzione Pubblica Cgil ha annunciato di aver organizzato martedì 1 agosto un presidio davanti alla Regione Piemonte per chiedere una maggiore tutela per il personale delle Ipab.

“Prendiamo atto, rispetto al ddl precedente dell’inserimento di un “comma” che permette a tutti questi lavoratori pubblici di non finire in “pasto” a privatizzazioni o esternalizzazioni scellerate, gravemente penalizzanti per gli operatori, dal punto di vista professionale, contrattuale, giuridico e previdenziale” ha sottolineato Francesca Voltan, della FP Cgil “Molto di più si può e si deve ancora fare, prevedendo un tempo più congruo di dodici mesi per la mobilità, non lasciando spazio di interpretazioni alle singole realtà, al fine di costruire con le parti sociali un adeguato percorso al fine di far transitare, attraverso specifici percorsi di mobilità e criteri condivisi il personale, con un attento monitoraggio del personale prossimo al collocamento a riposo.”

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