Biodigestore Arena Po, Legambiente e comitati contro il progetto dell’impianto

ARENA PO (PV) – Il progetto del biodigestore che potrebbe sorgere ad Arena Po è stato definito “non accettabile” da Legambiente Voghera-Oltrepò, in una nota congiunta con il Comitato No Biogas Valenza, Legambiente Ovadese e Comitato No Biodigestore Arena Po. Secondo le organizzazioni ambientaliste, sarebbe un “corpo estraneo al territorio in grado di rallentare gli iter e la programmazione degli impianti necessari ai territori e le misure di miglioramento, ampliamento e corretta gestione della Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano”.

Le organizzazioni hanno proposto un’alternativa: un progetto di biometano “fatto bene”, che richiederebbe una buona pianificazione e il coinvolgimento dei cittadini. “Il primo passo sarebbe una pianificazione territoriale basata su un censimento della materia organica disponibile, per capire meglio la tipologia di prodotto da valorizzare e per pianificare il numero e le dimensioni degli impianti. Secondo le organizzazioni il progetto attuale si basa su flussi di Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano provenienti da decine e centinaia di chilometri di distanza”.

Inoltre, secondo le organizzazioni, gli impianti a biometano da rifiuti dovrebbero essere integrati all’interno di un Piano Regionale dei Rifiuti per mettere al riparo da situazioni in cui non si hanno o non si possono avere garanzie sulla disponibilità locale di materiale organico. Un parametro in grado di incidere sul livello di sostenibilità degli impianti a bioenergie. Infine, sarebbe importante valutare le tecnologie utilizzate e un bilancio complessivo di consumi ed emissioni di gas serra per evitare che i benefici siano marginali. In questo modo, si potrebbe sviluppare un progetto di biometano sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

Legambiente e il Comitato No Biogas Arena Po chiedono alle istituzioni e agli enti autorizzanti di prestare particolare attenzione affinché il progetto del biodigestore non venga approvato. L’iter ha richiesto molte implementazioni e integrazioni che ne hanno variato profondamente i caratteri in senso sostanziale. Le organizzazioni chiedono una chiusura “negativa” per evitare il rischio di danni ambientali irreparabili.

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