Autore Redazione
giovedì
14 Dicembre 2017
05:00
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Cronaca - Casale Monferrato

Eternit Bis: Cassazione respinge i ricorsi. Processo in 4 tribunali

La Suprema Corte ha accolto la richiesta del Procuratore Generale che ieri aveva sostenuto l'inammissibilità del ricorso dei magistrati torinesi contro la sentenza del Gup che ha derubricato il reato contestato a Stephan Schmidheiny da omicidio volontario a omicidio colposo
Eternit Bis: Cassazione respinge i ricorsi. Processo in 4 tribunali

AGGIORNAMENTO ORE 12 – La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi torinesi sul processo Eternit Bis per la morte di 258 vittime dell’amianto. La Suprema Corte ha quindi accolto la richiesta del Procuratore Generale che ieri aveva sostenuto l’inammissibilità della tesi dei magistrati torinesi contro la sentenza del Gup che, un anno fa, ha derubricato il reato contestato a Stephan Schmidheiny da omicidio volontario a omicidio colposo e spacchettato così il procedimento in quattro filoni a seconda delle relative competenze territoriali.

Una decisione che ha inflitto un altro duro colpo a chi da anni chiede giustizia per le vittime dell’amianto. Tanta l’amarezza nella voce del sindaco di Casale Titti Palazzetti che mercoledì aveva raggiunto la Capitale insieme a una delegazione dell’Afeva, l’associazione Familiari e Vittime dell’Amianto. Solo una volta letta la motivazione del verdetto si saprà se la Corte abbia espresso o meno un indirizzo anche sul capo di imputazione a carico del magnate svizzero, ha precisato il primo cittadino. “A quanto pare dovremo però rassegnarci a questo processo spacchettato. Speriamo quindi che la Procura di Vercelli si metta subito in moto” ha sottolineato affranto il sindaco. Con un’accusa per omicidio colposo, infatti, la prescrizione corre più veloce e può cancellare anche molti dei decessi per amianto di Casale in capo alla Procura di Vercelli. “È davvero difficile escludere il dolo nella vicenda delle morti d’amianto con tutte le prove emerse nel processo. Noi chiediamo l’imputazione più grave non per vendetta per evitare la prescrizione e dare finalmente Giustizia alle vittime. Ancora una volta, però, ci stanno facendo capire che giustizia e diritto non coincidono“.

 

CASALE – È attesto per questo giovedì mattina il verdetto della Cassazione sul futuro del processo Eternit Bis per la morte di 258 vittime dell’amianto. La richiesta del Procuratore Generale della Suprema Corte di dichiarare “inammissibili” i ricorsi presentati dalla Procura di Torino ha lasciato sbigottita l’Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto. Per l’Afeva, ha ricordato Bruno Pesce, la decisione del Gup di Torino di derubricare l’accusa nei confronti del magnate svizzero Stephan Schmihdeiny da omicidio volontario a omicidio colposo ha “travalicato il limite di competenze” di un Giudice dell’udienza preliminare.

La richiesta del Procuratore Generale della Cassazione di rigettare il ricorso ora aumenta però la probabilità di veder confermata quella decisione e il conseguente “spacchettamento” del processo Eternit Bis in quattro tronconi. Con la riqualificazione dell’elemento soggettivo del reato dal dolo alla colpa è scattata la prescrizione per primi i decessi contestati al magnate svizzero che tenevano ancorato l’Eternit Bis a Torino e in un unico fascicolo. Se questo giovedì la Cassazione rigetterà il ricorso presentato dai magistrati torinesi e sostenuto dall’Afeva ogni Procura competente per i quattro stabilimenti, e in particolare Vercelli per i morti di Casale, dovrà riattivare la procedura per la richiesta di rinvio a giudizio del magnate svizzero. Il timore di Bruno Pesce è che un eventuale verdetto della Cassazione contrario al ricorso dei magistrati torinesi possa anche andare a fissare “dei paletti” rispetto al dolo o alla colpa dell’imputato. “La Cassazione dovrebbe esprimersi solo sull’aspetto procedurale e quindi dire se era nelle prerogative del Gup di Torino derubricare il capo d’imputazione ma senza entrare nel merito del dolo e della colpa. Le quattro Procure non devono avere un paletto che, a priori, stabilisce che ‘comunque vada non sarà doloso’. Nel merito si entra durante il processo e il dibattimento e non con una decisione presa in Camera di Consiglio, altrimenti andiamo a stravolgere ulteriormente un sistema giudiziario che già così tutela più gli imputati che le vittime. E sarebbe davvero molto grave”.

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