21 Aprile 2021
16:49
Appello di Fipe: “Riaprire bar e ristoranti anche al chiuso dal 15 maggio”
ITALIA – Le riaperture di bar e ristoranti con i limiti alla somministrazione solo all’aperto dal 26 aprile e del coprifuoco alle 22 continua a scontentare gli operatori del settore che chiedono di “riaprire anche all’interno dei locali dal 15 maggio e non da giugno, altrimenti le imprese sono destinate al fallimento“. È il grido d’allarme del vice presidente Fipe-Confcommercio Aldo Cursano, intervistato dall’Adnkronos in vista del Cdm di oggi che ha all’ordine del giorno il dl sulle riaperture delle attività commerciali.
“L’impressione è che in qualche modo si voglia continuare a penalizzare chi chiede solo di poter ritornare a vivere con dignità del proprio lavoro – spiega Cursano – e anche questo segnale di ripartenza ragionata, di fatto, è una ripartenza non solo a metà, perché esclude più della metà delle attività (che non hanno spazi all’aperto ndr), ma non dà un segnale di prospettiva: infatti le attività che hanno grandi spazi e hanno investito nell’areazione, in sistemi di sanificazione e nei distanziamenti, alla fine vengono messe fuori legge, ovvero tutto ciò che è struttura, interno”.
“E poi bisogna considerare che del 50% dei ristoranti e bar che hanno un dehors, – aggiunge – la stragrande maggioranza ha due o tre tavolini davanti al proprio locale“. “Essere considerati una categoria che deve soccombere un po’ dispiace. Noi stiamo insistendo e proponiamo il 15 maggio – sottolinea – per ripartire anche all’interno dei locali perché il governo, il commissario Figliuolo e il Cts ci dicono che per quella data saranno vaccinati tutti gli ottantenni e i settantenni“.
Infine il coprifuoco alle 22 è considerato “un’altra coltellata perché per quei pochi privilegiati che hanno i tavoli all’aperto vuol dire non consentirmi la possibilità di far fruire della cena. Ma che differenza fa tra le 22 o le 23 o le 24?” si chiede Cursano. “Dopo 14 mesi buttare situazioni lì e non parametrarle – sottolinea il vice presidente Fipe – alla messa in sicurezza delle persone, continuare a generalizzare il mondo del pubblico esercizio confondendo il ristorante che ha 200, 300 mq per posti in assoluta sicurezza, con i luoghi di ritrovo, dove si va per un aperitivo, con la movida, fa male“. “Comunque se ci fossero i ristori adeguati si potrebbero anche accettare limitazioni così forti ma non è così e, oggi assistiamo da testimoni impotenti mentre le nostre imprese sono destinate al fallimento“.
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