26 Settembre 2024
12:37
La giovinezza in una foto. Recensione di “Giovani per sempre” a Valenza
VALENZA – “Si dice che sono eroi…che resteranno giovani per sempre”. E’ con uno sguardo che parte dal nostro tempo e arriva ad ottant’anni fa, “un’epoca in cui andare da Santo Stefano Belbo a Canelli era come andare in America”, che la compagnia Gli Illegali – BlogAl racconta la storia di resistenza della Banda Lenti. “Giovani per sempre”, seguito da tantissimi spettatori, è stato presentato ieri 25 settembre al Centro Comunale di Cultura di Valenza in occasione delle celebrazioni dell’eccidio della formazione partigiana comandata da Agostino Lenti, che proseguiranno sino a venerdì 27, mentre la mostra fotografica “La banda” dell’artista Enzo Giordano sarà visitabile sino al 30 settembre.
Sono proprio le foto di quei giovani di ottant’anni fa a fare da sfondo alla scena, in una narrazione collettiva che passa dalla conversazione di un gruppo di amici in gita nel Monferrato, per la precisione a Camagna, il paese dove ebbe origine la banda, al racconto delle loro azioni e del sentimento che le ha animate. Il testo di Massimo Brioschi, qui anche regista, ha attinto ai dati storici contenuti nel saggio “La banda Lenti. Partigiani e contadini in un paese del Basso Monferrato” di Daniele Borioli (Alessandria – Istituto storico della Resistenza – 1984) e nel volume “Valenza: la storia, le storie” (Anpi – Istituto storico della Resistenza) di Pierfrancesco Manca.
Silvia Benzi, Renza Borello, lo stesso Massimo Brioschi, Raffaella Calorio, Antonio Coccimiglio, Luigi Di Carluccio, Monica Lombardi, Elisabetta Puppo entrano in scena commentando, da cittadini del nostro tempo, la vita di paese e immaginando come Camagna potesse essere all’indomani dell’armistizio e della renitenza alla leva di quelli che sarebbero diventati i componenti della Banda Lenti.
La narrazione diventa corale, ai fatti enunciati si intrecciano le vite, le speranze e i sentimenti dei ventisette ragazzi la cui giovinezza rimane cristallizzata in foto che suggeriscono personalità diverse. La trama musicale dei violini di Dario Ponticello e Pietro Ponticello attraversa il racconto e si riconoscono le note de “I ribelli della montagna” e di “Viva l’Italia” di De Gregori, le cui parole, inserite nel testo, parlano di un’Italia che resiste. La ribellione di tutto il paese all’ammasso, ovvero alla consegna del raccolto per una ripartizione iniqua e affamante, diventa una cerimonia festosa di panificazione con la preziosa farina bianca, mentre movimenti affannosi e un’atmosfera opprimente accompagnano i momenti drammatici fino all’infamia della fucilazione. In un’altalena temporale di passato e presente trova posto anche un confronto tra una donna di oggi e un gerarca fascista, che supera l’inevitabile ironia per sfatare tanti presunti meriti (quali l’ordine, il rigore, l’istruzione e lo sport per tutti, ma non proprio) che una scorretta narrazione odierna tende sempre più ad attribuire al fascismo.
Uno spettacolo ben costruito, nello stile de Gli Illegali, che non rinunciano ad uno sguardo ironico e acuto sulla nostra contemporaneità e la confrontano con chi, in un passato neanche troppo lontano di cui si tende a dimenticare le efferatezze, non ha esitato a schierarsi dalla parte giusta.