Autore Redazione
martedì
17 Giugno 2025
05:16
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Cronaca - Provincia Alessandria - Provincia di Pavia

Il “cuneo” cambia forma e per qualcuno la busta paga diventa più leggera

Il “cuneo” cambia forma e per qualcuno la busta paga diventa più leggera

ITALIA – Da gennaio 2025 le buste paga degli italiani hanno subito variazioni a causa di modifiche alla tassazione sui redditi da lavoro dipendente. Per alcuni lavoratori, l’anno è iniziato con un aumento delle addizionali regionali e comunali, ma il cambiamento più rilevante è arrivato a livello nazionale con la rimodulazione del cosiddetto “cuneo contributivo”, ossia un esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti introdotto a partire dall’anno d’imposta 2022, che ora ha cambiato forma (e impatto).

La legge di bilancio 2025, infatti, non ha prorogato il bonus contributivo ma, in sua sostituzione, ha introdotto il cosiddetto “cuneo fiscale”. Il nuovo sistema, anziché strizzare l’occhio a chi possiede redditi bassi, avvantaggia in maniera cospicua chi è titolare di redditi compresi tra i 35mila ed i 40.000 euro annui, ha spiegato Stefania Magrassi, responsabile normativa del Caaf Cgil Piemonte e capo area per le province di Alessandria e Asti.

Per l’anno d’imposta 2024, infatti, la legge di Bilancio 2024 aveva fissato le seguenti misure di esonero contributivo parziale:
riduzione del 7% a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non eccedesse l’importo mensile di 1.923 euro (al netto del rateo di tredicesima, quindi con aliquota contributiva da 9,19% a 2,19%) per redditi di lavoro sino a 25.000 euro;

riduzione del 6% a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non eccedesse l’importo mensile di 2.692 euro (al netto del rateo di tredicesima, quindi con aliquota contributiva da 9,19% a 3,19%) per redditi di lavoro compresi tra 25.010 € e 35.000 €.

Il nuovo “cuneo fiscale”, invece, non va più a ridurre l’aliquota contributiva ma diventa una sorta di “bonus” che viene calcolato sulla base del reddito da lavoro dipendente annuo.

I lavoratori con redditi annui fino a 20.000 euro, quindi, beneficeranno di un’indennità esente da imposte calcolata in percentuale al reddito. Ad esempio, per redditi fino a 8.500 euro l’indennità sarà pari al 7,1% del reddito; tra 8.500 e 15.000 euro sarà pari al 5,3% e tra 15.000 e 20.000 euro sarà pari al 4,8%.
Per la fascia di reddito tra 20.001 e 40.000 euro è prevista, inoltre, una detrazione fiscale aggiuntiva. In particolare, per redditi fino a 32.000 è pari a 1.000 euro annui; tra 32.001 e 40.000 euro la detrazione decresce progressivamente fino ad azzerarsi al superamento della soglia.

Con le modifiche introdotte in questo 2025 – ha aggiunto Stefania Magrassi – sparisce lo sgravio contributivo e, di conseguenza, a parità di imponibile previdenziale lo stesso lavoratore si ritroverà con un salario netto annuo più basso, soprattutto nelle fasce reddituali medio-basse, dove in pochissimi potranno contare su un aumento di qualche decina di euro. Addirittura, in alcuni casi non si avrà più diritto al trattamento integrativo” spiega ancora la responsabile normativa del Caaf Cgil Piemonte.

Lo scorso anno con un imponibile previdenziale di 8500 euro spettavano 1200 euro annui. Ora, invece, occorre avere un imponibile previdenziale di 9.100 euro per averne diritto. Questo significa che la fascia compresa tra gli 8.500 ed i 9.100 euro non potrà più contare su quei 1.200 euro con un impatto sulla busta paga che si può ben immaginare: “Alla fine, sarà più la perdita che il guadagno”.

In base alla tabella elaborata dal Consorzio dei Caaf della Cgil, per qualcuno la perdita di salario netto annuo sarà minima, dai 15 ai 25 euro per chi guadagna dai 10.180 ai 14.664 euro, ma tra i lavoratori c’è chi avrà una ottantina di euro di euro in meno (salario netto annuo da 26.512,37 euro fino a 26.614,66). Andrà decisamente meglio a chi può contare su un imponibile previdenziale annuo di 35 mila euro che avrà, appunto, 1000 euro in più. A partire da questa fascia il salario netto annuo sarà più alto rispetto al 2024 ma l’importo andrà progressivamente a ridursi all’aumentare del reddito, fino ad azzerarsi al raggiungimento di un imponibile previdenziale annuo di 45 mila euro (pari a un salario netto di 30.715,05)

“Con la nuova Legge di Bilancio alcune vecchie agevolazioni sono state sostituite da meccanismi più complessi, che hanno però vantaggi ridotti per alcune categorie di lavoratori, ad esempio per chi ha un lavoro part-time. La riduzione del trattamento integrativo e il diverso trattamento del bonus contributivo hanno portato a una netta perdita di benefici per i lavoratori con redditi medi-bassi, mentre chi ha redditi più elevati può beneficiare di aumenti in busta paga”.

 

 

 

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