Autore Redazione
giovedì
27 Ottobre 2016
23:16
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Eventi - Alessandria

Il Rock come lo si vuole ascoltare e sentir raccontare. Recensione di “Rock Bazar”

Il Rock come lo si vuole ascoltare e sentir raccontare. Recensione di “Rock Bazar”

ALESSANDRIA – La storia del rock attraverso i suoi protagonisti alla luce dei dieci comandamenti, una rilettura di vite segnate dal genio e dall’eccesso sulla scorta dei dettami morali per antonomasia.

Massimo Cotto e Cristina Donà, accompagnati dal chitarrista Marco Carusino, giovedì 27 ottobre hanno presentato “Rock Bazar”,  in una sala Ferrero piena di pubblico per il primo appuntamento della Stagione SIPARIO e MARTE , con la direzione artistica degli Stregatti.

“Rock bazar” deve il suo nome alla notissima trasmissione su Virgin Radio di Cotto, giornalista musicale e scrittore, i cui racconti sono diventati libro e poi spettacolo. Sulla scena dieci cubi e dieci copertine di dischi, come i dieci comandamenti da cui partono narrazioni sulle storie di chi ha fatto e vissuto l’epoca d’oro del rock. La storia e la leggenda si confondono e , dove si sovrappongono, è la leggenda che ha il sopravvento, perché il rock ha una sua mitologia e un suo credo. In questo modo Cotto parla della musica, cioè come di una religione politeista con i suoi comandamenti e i suoi santi. Lui stesso sembra celebrare un rito il cui fine è mantenere la memoria di ciò che ha generato dei capolavori sublimi.

La narrazione scorre veloce, i particolari sono storia documentata e la leggenda, sottolineata in quanto tale, è altrettanto veritiera nell’esposizione. Il fantasma di Jim Morrison può essere illusione ma è un mistero con i presupposti per essere creduto, così come il patto con il diavolo di Robert Johnson sembra verosimile in un contesto dove tutto può accadere.

Cristina Donà interpreta dei pezzi immortali e lo fa andandone al cuore, cogliendo proprio quello che si vorrebbe sentire. “Heroes” di David Bowie ne esce pura da lasciare incantati, come l’ ”Hallelujah” di Cohen che commuove e viene eseguito dopo il racconto della morte per annegamento di uno dei suoi interpreti, Jeff Buckley. “The end” di Jim Morrison turba e ipnotizza, come se avesse l’accompagnamento di un’intera orchestra, invece che di due chitarre. La musica riconduce alla vera anima della narrazione, non ne è commento, ma ragione prima e motore e la Donà sul palco è se stessa e tutti coloro che l’hanno preceduta e i cui capolavori lei interpreta.

I dieci comandamenti sono contrapposti a vite sregolate, spesso interrotte precocemente dagli eccessi. Gli dei sono gli artisti che compiono miracoli sul palco dove celebrano una messa pagana. Sotto questo profilo gli atti impuri sono solo la prosecuzione di tutto ciò che è loro concesso, le feste da santificare sono nottate interminabili e la roba degli altri da non desiderare si intende nell’accezione che gli spacciatori danno al termine.

Non si finirebbe mai di ascoltare, lo spettacolo sortisce un effetto di crescente attenzione e diverte sempre, grazie ad una leggerezza nel rievocare anche fatti tristi. Di grande effetto il legame che Cotto instaura tra episodi diversi, che paiono legati da una logica naturale e tengono sospesi tra la sorpresa, la risata e il rimpianto di non esserci stati, proprio lì dove accadevano.

Uno spettacolo da vedere, ascoltare e rivedere, perché non sembra mai abbastanza.

Nicoletta Cavanna

 

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