2 Agosto 2017
05:00
L’Acqui Dry, la versione non dolce del Brachetto, è realtà
ACQUI – Ora il Brachetto d’Acqui potrà riempire di sapore anche i palati di chi non ama i vini dolci. L’Acqui Dry docg, cioè la versione non dolce del Brachetto d’Acqui, è infatti una realtà sia dal punto di vista legislativo che enologico.
Come confermato dal presidente del Consorzio di Tutela del Brachetto d’Acqui docg Paolo Ricagno, il Ministero ha dato il via libera alla vinificazione di questo tipico vino piemontese sia in versione spumante che nella tipologia “tappo raso”. Già assaggiati i primi campioni dell’Acqui Dry docg, il presidente del Consorzio è pronto a scommettere sul successo anche della versione “naturalmente secca” del Brachetto. “Una vera opportunità di rilancio per la filiera – ha commentato Ricagno – Ora la denominazione Acqui docg può vantare due tipologie: quella naturalmente dolce e quella naturalmente secca. Abbiamo assaggiato vini eccellenti e dall’aromaticità unica che stupiranno i consumatori ravvivando l’antica tradizione del Brachetto Secco. Ma il Brachetto d’Acqui docg nella tipologia dolce resta la nostra bandiera su cui puntiamo insieme alla novità dell’Acqui Dry docg. In questo ultimo periodo il segno delle vendite è positivo ed è tornato l’interesse dei mercati verso il nostro vino. È, questa, una tendenza da cogliere e rafforzare”.
“Sono certo – ha concluso il presidente del Consorzio di tutela del Brachetto – che l’Acqui Dry docg aiuterà in senso commerciale il classico Acqui dolce docg, rinverdendo le potenzialità di un’uva che è unica al mondo se coltivata sulle nostre colline, tra Astigiano e Acquese, patria dei vitigni aromatici”.