Autore Redazione
giovedì
27 Febbraio 2020
11:02
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Cronaca - Piemonte

Coronavirus: 13 domande alla virologa e microbiologa Marisa Gariglio

Da che cosa è il coronavirus sino a come difendersi: l'intervista alla docente della Facoltà di Medicina e Chirurgia
Coronavirus: 13 domande alla virologa e microbiologa Marisa Gariglio

TORINO – In questi giorni di emergenza sanitaria da coronavirus abbiamo visto prendere d’assalto i supermercati, sentito parlare di pandemia, osservato le forze politiche litigare tra loro ma soprattutto abbiamo avuto poche risposte alle nostre domande. In questo marasma di informazioni  – e purtroppo anche qualche fake news – abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza grazie all’aiuto di Marisa Gariglio, microbiologa e virologa nonché professoressa ordinaria alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro.

Proviamo a partire dalle basi: in parole semplici cosa è un virus?
“Provate a immaginare una conchiglia. Il virus è molto simile. Ha un guscio di protezione, che può essere più o meno duro, al cui interno si trova un pezzo di genoma. Quello è il genoma del virus che altro non è che il suo codice genetico. Va inoltre detto che il guscio che protegge il genoma non è un qualcosa di amorfo ma ha delle strutture specifiche che permettono al virus di riconoscere ed entrare dentro alle cellule.

Quando un virus diventa pericoloso?
Quando riesce a inserire il suo genoma – il suo codice genetico – dentro le nostre cellule. Il virus di per sé non è la patologia, lo è piuttosto la nostra cellula che è stata infettata con il genoma del virus.

In che cosa è diverso il coronavirus dagli altri virus?
Ogni virus ha delle caratteristiche ben precise derivate dal suo codice genetico e da questo derivano una serie di caratteristiche biologiche che lo rendono unico nel suo genere. Il coronavirus, a differenza degli altri virus conosciuti, prima infettava solo alcuni tipi di animali. Per l’uomo quindi è qualcosa di completamente nuovo e che solo recentemente ha imparato a infettarlo.

Questo cosa vuol dire?
Che il coronavirus ha fatto un salto di specie. Questo è successo perché c’è stata una forte esposizione da parte dell’uomo. Un massiccio contatto tra le due specie, unito alla capacità del virus di fare questo salto, ha portato al contagio dell’uomo. Il coronavirus, nei suoi eventi di replicazione possono cambiare facilmente il loro codice genetico.

Ma da dove arriva il coronavirus?
Con ogni probabilità era un virus che colpiva soprattutto i pipistrelli. In Cina, come ha anche spiegato l’Oms, la sua carne viene maneggiata e cucinata dalla popolazione. Da qui la costante esposizione di cui parlavo prima.

Da cosa dipende la sua elevata viralità?
Questi virus si trasmettono con le secrezioni respiratorie poiché stanno prevalentemente a livello della mucosa nasale. Questo fa si che si trasmettano molto facilmente. In più noi non abbiamo immunità contro questo tipo di virus per cui siamo molto suscettibili.

Con il tempo quindi ci potrebbero essere delle risposte migliori da parte del nostro sistema immunitario?
Questo è ancora in fase di studio. Però se questi virus rimangono solo a livello delle mucose nasali è possibile che l’essere umano non sviluppi una memoria immunologica. Se ci pensate il raffreddore lo prendiamo sempre dato che l’esposizione dei virus che lo provocano al nostro sistema immunitario è limitata.

Cosa potrebbe far calare i contagi?
La bella stagione, proprio come per i raffreddori e l’influenza. Il clima più caldo favorirà meno la diffusione del virus la cui diffusione si esaurirà.

Passiamo ora a quello che preoccupa gli italiani: questo virus è mortale?
Lo ribadisco, il coronavirus non ha grandissime capacità patogenetica. Almeno nell’80% delle persone passa in maniera quasi totalmente asintomatica. Il vero problema è che richiede un tasso di ospedalizzazione abbastanza elevato e che si aggira intorno al 10-15% e in un 5% richiede un trattamento in terapia intensiva.

Questo cosa vuol dire?
Che l’infenzione deve essere contenuta. Se il virus dilagasse sarebbe un problema a livello di gestione ospedaliera più che di pericolosità stessa. Perché le intere risorse del sistema sanitario nazionale andrebbero a curare questa percentuale di casi più gravi saturando le strutture e creando problematiche non indifferenti. 

Il virus quindi non è letale.
Assolutamente no. Anzi, ci sono infezioni molto più gravi come ad esempio la tubercolosi e che continua ancora nel 2020 a girare tra la popolazione.

I decessi come si spiegano?
Da età e un quadro clinico già compromesso per patologie pregresse. Qualsiasi patologia a livello respiratorio in soggetti immunodepressi o anziani è potenzialmente più grave che in soggetti sani.

Quindi possiamo dire che questa psicosi è immotivata?
È assolutamente immotivata. Il rispetto di semplici norme igieniche abbassa di molto il contagio. Lo ribadisco, la mortalità da coronavirus è molto bassa.

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