Autore Redazione
lunedì
2 Maggio 2022
05:12
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Cronaca - Piemonte

Nuova epatite acuta nei bambini: “Al momento nessun caso in Piemonte”. Cosa c’è da sapere

Nuova epatite acuta nei bambini: “Al momento nessun caso in Piemonte”. Cosa c’è da sapere

PIEMONTE – Era il 5 aprile scorso quando dal Regno Unito scattava l’allarme per una nuova e sconosciuta epatite. Una malattia piuttosto aggressiva e acuta che colpiva i bambini under 16, e in particolare quelli in età prescolare. Una settimana dopo, sempre da Oltremanica, arrivava la conferma che i casi stavano crescendo e 61 bambini, provenienti tutti dalla Gran Bretagna, avevano contratto questa infiammazione acuta del fegato. Al 26 aprile, stando alla più recente nota dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, erano stati segnalati almeno 169 casi accertati di epatite acuta di origine sconosciuta da 11 Paesi tra Europa e Stati Uniti. Di questi 17 avevano richiesto trapianti di fegato. Un dato destinato però ad aumentare come riferito in un briefing da Andrea Ammon, direttore del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che ha parlato di circa 190 casi in almeno 12 Paesi a livello globale. “Ma se da una parte stiamo cercando di scoprire che cosa causi questa epatite acuta nei bambini, dall’altra dobbiamo stare tranquilli perché questa malattia è curabile con terapie di supporto e solo in una piccola percentuale, poco al di sotto del 10%, richiede un trapianto“, a spiegarcelo è il professor Mario Pirisi, epatologo e dal 2000 docente dell’Università del Piemonte Orientale.

DOMANDA: Cosa sappiamo di questa nuova epatite?
RISPOSTA: Al momento ancora poco. Sappiamo che è un ceppo che non corrisponde a quelli noti (epatite A, B, C, D ed E, ndr). A provocarla, quindi, è un agente patogeno diverso da quelli che provocano le epatite già conosciute. Altra cosa nota è che a oggi colpisce esclusivamente i bambini.
D: Dalla sua comparsa si sono fatte diverse ipotesi.
R: 
Sì, e tutte al momento non hanno trovato il fondamento scientifico che serva per confermarle. In un primo momento si era pensato addirittura a una sostanza tossica che avesse portato all’infiammazione del fegato. Ma questa teoria non era plausibile poiché la tossicità avrebbe dovuto colpire quasi in egual misura bambini e adulti. Le ultime ipotesi si stanno concentrando invece sull’adenovirus.
D: Di che cosa si tratta?
R:
Si tratta di una famiglia di virus, unica rappresentante dell’ordine Rowavirales, appartenente alla classe Tectiliviricetes. Gli adenovirus hanno dimensioni medie, con un genoma costituito da DNA lineare a doppio filamento, e presentano simmetria icosaedrica e sono privi di rivestimento lipidico. Detto questo l’adenovirus, a oggi, è l’agente patogeno infettivo più comune rilevato nel 75% dei casi di questa epatite acuta. Da qui la quasi certezza di una sua forma virale.

D: Al di là di questo non si sa ancora come la si contrae.
R: No. Le faccio però un esempio per capire meglio come ci si sta muovendo in questo momento. Quando venimmo per la prima volta in contatto con il virus dell’Hiv eravamo nella stessa situazione. Sapevamo che creava una grave immunodeficienza ma non sapevamo che cosa la provocasse. Ricerche e studi di anni hanno poi portato a comprendere nel migliore dei modi questa nuova malattia che si era palesata nell’uomo. Con la nuova epatite acuta siamo esattamente in quella stessa situazione. Dobbiamo trovare la causa che la scatena.
D: E secondo lei quanto tempo ci vorrà?
R: 
All’epoca dell’Hiv ci vollero anni. Adesso però possiamo contare su tecnologie migliori e performanti. I primi passi in avanti si stanno già facendo in questo senso e l’ipotesi adenovirus ne è una conferma.
D: Ma come si cura un’epatite di questo tipo?
R: 
Con una semplice terapia di supporto, come qualsiasi altra epatite. Il problema è che siamo davanti a una forma acuta e aggressiva e questo porta, nel 10% dei casi, a intervenire con un trapianto di fegato.

D: Di fatto cosa è una epatite?
R: 
Un’infiammazione del fegato. La si può contrarre o per causa di un virus o per agenti patogeni esterni o per alimenti mal conservati o per uso di alcol o farmaci.
D: I sintomi che si manifestano sono gli stessi per tutti i tipi di epatiti, anche quella nuova?
R: 
In linea di massima sì. Si parte con una iniziale sensazione di stanchezza a cui si possono aggiungere fenomeni quali nausea, vomito e perdita d’appetito. Segue poi una modifica del colore della pelle e delle urine. La prima diventa giallognola mentre le seconde si fanno marroncine tipo il liquore Marsala. Ecco che in questi ultimi due casi è subito bene effettuare un accesso in ospedale.
D: Qual è la situazione in Italia?
R: 
Al 26 aprile si hanno quattro casi accertati. Il Piemonte per ora non registra casi di questo tipo. Va detto che il ministero della Sanità ha attivato una sorveglianza per questa malattia. Nel caso in cui dovesse arrivare un bambino con un’epatite non riconducibile alle forme A, B, C, D ed E lo si deve segnalare per un tracciamento dell’andamento dei casi. Anche da qui, come successo con il Covid-19, si ottengono le informazioni per trovare le cause scatenanti, cure mirate e vaccini.

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