Autore Redazione
venerdì
21 Ottobre 2022
05:55
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Cronaca - Alessandria

Polo Chimico, Arpa: “Nesso causale? Biomonitoraggio come in Veneto è costoso ma avremmo dati più robusti”

Polo Chimico, Arpa: “Nesso causale? Biomonitoraggio come in Veneto è costoso ma avremmo dati più robusti”

ALESSANDRIA – Gli abitanti di Spinetta dovrebbero avere paura? Un concetto che non dovrebbe essere utilizzato perché attiene alla percezione individuale delle persone“. Dopo l’ingegnere ed ex assessore all’Ambiente Claudio Lombardi e i rappresentanti di Asl, questo giovedì è toccato ad Arpa, con la responsabile dell’Epidemiologia Ambientale Cristiana Ivaldi, affrontare il delicato tema del Polo Chimico del sobborgo alessandrino durante una nuova seduta della Commissione Sicurezza e Ambiente. 

“Facciamo l’esempio di Casale” ha aggiunto la dottoressa Ivaldi rispondendo alla domanda di Giuseppe Bianchini, capogruppo di SìAmo Alessandria (“I cittadini che vivono vicino allo stabilimento devono avere paura?” aveva chiesto l’esponente della minoranza): “Per 70 anni la città monferrina è stata esposta all’amianto, dal 1908 al 1985. Fino a quel momento tutti i tetti erano fatti di amianto. 37 anni fa è stata tolta la fonte di contaminazione primaria. Non ci sono emissioni di fibre. Un cittadino che vive a Casale da 60 anni dovrebbe avere paura? Forse sì ma, come detto, la paura è un concetto che attiene a un contesto non scientifico ma a una percezione individuale”.

Entrando nel dettaglio, la dottoressa Ivaldi ha poi ricordato i risultati dello studio già presentato a dicembre del 2019, riguardo i residenti dell’area attorno al Polo Chimico entro un raggio di 3 chilometri (vedi nella gallery in basso): i pazienti affetti da tumori epatici e delle vie biliari sono risultati il doppio tra i residenti uomini di Spinetta e, complessivamente, comprese quindi anche le donne, il 30% in più rispetto al resto della città. Arpa aveva inoltre evidenziato per l’area di Spinetta Marengo incrementi di rischio” a carico dell’apparato cardiocircolatorio e “incrementi statisticamente significativi e andamento crescente con la durata della residenza” per patologie non tumorali a carico dell’apparato genitourinario (in tutto 1337 ricoveri).

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Per ora non c’è il colpevole con la pistola fumante in mano, vediamo solo la sua ombra” aveva anche sottolineato a febbraio 2020 la stessa dottoressa Ivaldi, sempre in occasione di una Commissione Sicurezza e Ambiente. “Ci sono altri modelli di studio dove si sta applicando sulla coorte un biomonitoraggio, si fanno campioni biologici con una anamnesi dettagliata, si studiano le abitudini di vita” ha aggiunto la professionista questo giovedì mattina “Un biomonitoraggio conferirebbe una rappresentazione più robusta, una verifica rispetto all’eventuale esposizione della popolazione a un contaminante. Verrebbe verificato l’incremento della presenza di queste sostanze e possibili alterazioni. Come ho già detto il nesso causale è molto difficile da sostenere. Questo studio complesso dovrebbe coinvolgere altri enti: Università, Asl, Regione. In Veneto è in corso un biomonitoraggio di questo tipo, con molti attori coinvolti. Serve l’intervento di vari enti, con ruoli e compiti ben definiti”.

Nel rispondere alle domande del presidente di Commissione, Adriano Di Saverio, rispetto a un possibile coinvolgimento anche del Ministero della Salute sul possibile biomonitoraggio, la dottoressa Ivaldi ha anche precisato che “occorrono coinvolgimenti ad alti livelli, di sicuro l’Assessorato Regionale alla Salute e all’Ambiente. Si tratta di studi costosi, che richiedono molte persone da ingaggiare per avere consistenze statistiche. Servono molte risorse e una disponibilità importante di finanziamenti. Più soggetti vengono coinvolti, più robusta è la coorte che si analizza più i risultati saranno confidenti e ineccepibili. I costi? Non voglio fare ipotesi ma per studi simili si parla di qualche centinaio di euro a soggetto che fa parte della coorte”. 

“Ci chiediamo se sia importante cercare la pistola fumante e, in parallelo, anche curare la ferita” ha aggiunto il capogruppo della Lista Abonante per Alessandria Lodovico Comosi può ipotizzare una qualche forma di correlazione che consenta di fare qualche intervento?”.

“Facendo l’esempio di Casale e sapendo che la zona è stata contaminata dall’amianto si possono fare delle campagne antifumo perché il fumo è un moltiplicatore di effetti nocivi per i polmoni” ha rimarcato la dirigente di Arpa “i medici di famiglia rappresentano le prime antenne rispetto alla salute della popolazione. A Spinetta gli studi hanno evidenziato problematica all’apparato cardiovascolare: di contro occorre favorire una buona alimentazione, il movimento e la diminuzione della vita sedentaria. Rispetto ai problemi di colesterolo c’è la somministrazione di statine (un tipo di farmaco che blocca l’azione di un enzima epatico che favorisce il colesterolo, ndr)”.

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