Autore Redazione
mercoledì
6 Marzo 2024
13:08
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Cronaca - Pavia

Il cestista della Riso Scotti Gravaghi ricattato con foto false: “Dieci ore di paura”

Il cestista della Riso Scotti Gravaghi ricattato con foto false: “Dieci ore di paura”

PAVIA – Il mondo dello sport pavese è stato scosso da un insidioso caso di ricatto online che ha preso di mira Francesco Gravaghi, uno dei giovani talenti della squadra di basket Riso Scotti Pavia. La vicenda ha avuto inizio con l’invio di fotografie manipolate a Gravaghi, ritraente il giovane giocatore in situazioni compromettenti, su WhatsApp. I ricattatori, agendo nell’ombra, hanno minacciato di diffondere queste immagini su Internet a meno che non fosse stato pagato un riscatto di duemila euro su un conto estero.

Il giovane atleta, tuttavia, non si è lasciato intimidire dalle richieste estorsive e ha prontamente denunciato l’accaduto alle autorità competenti. Il commissariato di Voghera, città di residenza di Gravaghi, ha ricevuto la denuncia, avviando di conseguenza le indagini del caso. Si ipotizza che l’inchiesta possa passare alla polizia postale per ulteriori approfondimenti.

Il modus operandi dei ricattatori ha sollevato interrogativi sulle modalità con cui sono state ottenute le immagini manipolate. Non è chiaro se si tratti di fotomontaggi artigianali o se l’uso di tecniche più avanzate, come l’intelligenza artificiale, sia stato impiegato per creare queste immagini compromettenti. Tuttavia, ciò che è certo è l’effetto destabilizzante che tali minacce hanno avuto sulla vittima, causando “dieci ore di paura” come ha raccontato lo stesso Gravaghi.

Il giovane giocatore ha descritto l’angoscia vissuta durante la notte in cui è stato soggetto al ricatto, definendo l’esperienza “incredibile” e “sconvolgente”. Mentre i messaggi minatori continuavano a fluire sul suo telefono, Gravaghi ha tenuto fede alla sua risolutezza nel non cedere alle richieste dei ricattatori, resistendo a qualsiasi compromesso.

Attraverso i suoi profili sui social media, Gravaghi ha anche voluto mettere in guardia gli altri utenti riguardo alla diffusione di immagini false e ha esortato a non rispondere a messaggi sospetti o a condividere link dubbi. Il caso solleva interrogativi più ampi sull’uso sempre più frequente dei social media come strumento di estorsione e ricatto.

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