21 Luglio 2016
22:00
Alessandria muove “il primo passo” per migliorare la gestione dell’accoglienza dei profughi
ALESSANDRIA – Verrà presentato anche all’Anci e inviato all’attenzione del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il protocollo d’intesa elaborato dal Comune di Alessandria per regolare i rapporti con gli enti gestori dei servizi di accoglienza per i profughi. Il documento, presentato ufficialmente giovedì a Palazzo Rosso, è su base volontaria ed è già stato condiviso dalla Comunità di San Benedetto al Porto, Cambalache, Social Domus e Coooperativa Company e Ostello, realtà del territorio che seguono circa il 90% dei richiedenti asilo presenti ad Alessandra. Il protocollo, ha precisato Fabio Scaltritti della Comunità di San Benedetto al Porto, è un documento “inclusivo” che permette di lavorare in rete e dà al Comune la possibilità di governare un fenomeno che ha già cambiato le nostre città e che continuerà a farlo, ma che viene ancora gestito come una semplice questione di “numeri“. Ospitalità e accoglienza sono però due concetti profondamente diversi e la sola dislocazione tra i territori non fornisce strumenti per dare “dignità” alle persone. La Prefettura di Alessandria, ha spiegato il sindaco Rossa, ha fatto “un buon lavoro” che ha permesso di evitare scontri visti in altre città italiane ma “la burocrazia” va cambiata per mettere i Comuni nella condizione di controllare questi processi, ha esortato il primo cittadino affiancato anche dall’assessore alla coesione sociale Mauro Cattaneo. Il protocollo è quindi “un tentativo di buona pratica” che accende però anche i riflettori su alcune zone d’ombra attorno alla gestione dei profughi. La possibilità di “fare business” c’è, ha spiegato Scaltritti, ma le associazioni da tempo al fianco del Comune in questo percorso hanno scelto di agire “diversamente”. Aderendo allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ha ricordato ancora il referente della Comunità di San Benedetto al Porto, Alessandria ha ad esempio dato disponibilità solo per metà delle persone di cui avrebbe potuto farsi carico perchè “un progetto sostenibile non poteva andare oltre quel numero“. La vera accoglienza, infatti, non può prescindere da percorsi di integrazione e inserimento. Progetti che “messi in rete” possono anche restituire servizi utili alla comunità. “Se i vari enti gestori accantonassero quotidianamente 50 centesimi per ogni profugo, senza toccare ovviamente i 2,50 euro previsti per la persona, a fine mese ad Alessandria potremmo avere a disposizione 15 mila euro. Una cifra che potrebbero essere utilizzata dal Comune, ad esempio, per pagare le rette degli asili delle famiglie in difficoltà, o per istituire piccole borse lavoro per i cittadini disoccupati”. Insomma, come spiegato dal sindaco Rita Rossa il protocollo è un “primo passo” che mira però a muovere anche tutte le altre città italiane per migliorare la gestione dell’accoglienza.