Autore Redazione
mercoledì
30 Giugno 2021
05:27
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Cronaca - Alessandria

Legambiente presenta ricorso al Capo dello Stato sulla produzione di C6O4 e accusa la Provincia: “Ha chiuso gli occhi”

Legambiente presenta ricorso al Capo dello Stato sulla produzione di C6O4 e accusa la Provincia: “Ha chiuso gli occhi”

ALESSANDRIA – Legambiente Piemonte e Legambiente Nazionale, insieme a un pool di avvocati, lancia un nuovo segnale alla Solvay e a chi starebbe sottovalutando la situazione ambientale a Spinetta Marengo riguardo la produzione del cC6O4. Verrà infatti presentato un ricorso straordinario al Capo dello Stato per l’annullamento dell’autorizzazione alla produzione e l’uso della pericolosa sostanza nello stabilimento alessandrino.
Una decisione maturata dopo che, ha spiegato Michela Sericano di Legambiente Ovada, “tre conferenze dei servizi hanno portato, il 26 febbraio 2021, all’autorizzazione della produzione del cC6O4“. Un documento, ha continuato Sericano, “che ha certificato come in realtà, fino ad allora, un documento autorizzativo non ci fosse mai stato“.
Ed è per questo che l’avvocato Chiara Servetti, avvocato membro del Centro di Azione Giuridica di Legambiente Piemonte ed estensore del ricorso, ha accusato la Provincia di “aver un po’ chiuso gli occhi“. Il legale ha parlato di una “sorta di ipocrisia di fondo di Solvay nel chiedere l’estensione della produzione del cC6O4 poiché in realtà la produzione di questa sostanza non era consentita in base alla precedente Aia del 2010“. Secondo l’avvocato Servetti dunque la Provincia avrebbe dovuto fare accertamenti puntuali mentre “è stato consentito di portare avanti l’attività industriale di Solvay senza sanzioni e ignorando i principi comunitari“.

L’autorizzazione alla produzione peraltro presenta una quantità imponente di omissis contro cui si scaglia il ricordo: 56 della Solvay e 30 nel documento autorizzativo destinato al pubblico, dieci dei quali su emissioni e prescrizioni. Anche qui c’è qualcosa che non va spiegano i legali perché gli omissis sarebbero consentiti solo in alcune fattispecie, ma comunque, come scritto nell’articolo 29 quater del testo unico dell’ambiente, la Provincia non avrebbe potuto “sottrarre alla comunicazione tutti i dati riguardanti le emissioni.

Il risultato, ha aggiunto Michela Sericano di Legambiente Ovada, è che al momento “non possiamo sapere che cosa sia autorizzata a immettere nell’ambiente Solvay sulla base del documento del 26 febbraio 2021, una situazione che si registra nel momento in cui la contaminazione del C6O4 era crescente, come certificato da Arpa, e con il timore che si riviva la situazione già patita in Veneto con Molteni“.

Tutto questo, ha rimarcato Claudio Lombardi di Legambiente Alessandria, dovrebbe far ragionare sulla gravità della situazione eimporre la chiusura delle produzioni più inquinanti, investendo invece in ricerca. Un concetto ribadito anche da Gian Piero Godio, consulente di Legambiente ovadese. “Nessuno – ha spiegato – è contrario alla chimica ma Solvay è una grande azienda e deve impegnarsi nel trovare soluzioni adeguate alle produzioni necessarie allo stabilimento, anche se questo implica meno ricavi“.

Il ricorso avrà però tempi lunghi a meno di un ricorso al Tar delle parti coinvolte ma si tratterà comunque di anni. In questo modo comunque, hanno spiegato gli ambientalisti, si metteranno tutti i soggetti davanti alle loro responsabilità e in particolare si cercherà di portare all’attenzione pubblica un problema che riguarda tutti.

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