Autore Redazione
sabato
24 Febbraio 2024
10:06
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Eventi - Spettacoli - Tempo Libero - Alessandria

Una voce nel coro. Ha debuttato “Solo – Una vita” al Teatro San Francesco

Sold out per lo spettacolo scritto e diretto da Monica Massone e interpretato da Lorenzo Flaherty nel cartellone del SEGMENTO OFF della stagione di prosa del Comune di Alessandria e PdV
Una voce nel coro. Ha debuttato “Solo – Una vita” al Teatro San Francesco

ALESSANDRIA – Ogni tragedia collettiva è fatta di individualità, di uomini soli la cui vita è attraversata dalla grande storia e dallo spirito del tempo. “Solo – Una vita”, scritto e diretto da Monica Massone e interpretato da Lorenzo Flaherty, racconta l’unicità di un giovane travolto da fatti storici gravissimi e dalla mentalità degli anni immediatamente precedenti la grande guerra.

Lo spettacolo, tutto esaurito già con le prenotazioni, ha debuttato ieri 23 febbraio al Teatro San Francesco per il SEGMENTO OFF della stagione  di prosa organizzata dal Comune di Alessandria con Piemonte dal Vivo e la partecipazione dell’Azienda Speciale Multiservizi Costruire Insieme. Una stagione particolarmente partecipata sia per quanto riguarda il cartellone principale presso il Teatro Alessandrino (il prossimo spettacolo sarà, giovedì 29 febbraio, “Falstaff a Windsor” con Alessandro Benvenuti), sia per quello OFF presso il Teatro San Francesco, di cui “Solo – Una vita” è stato un altro successo.

Flaherty sulla scena è Antonio Trentin, un giovane determinato nella scelta, avversata dalla famiglia, di studiare e diventare maestro. In lui coesistono rispetto reverenziale nei confronti dei genitori e desiderio di perseguire la sua strada di studioso, mentre il suo ardore giovanile si concentra sulla figura di una ragazza desiderata e mai veramente conosciuta. Il suo progetto di vita, di lavoro e di miglioramento di se stesso, già contrastato dalla supponenza di chi lo circonda, si spezza con la chiamata alle armi. Tanti i condizionamenti, dal preteso decoro che impone di fingersi entusiasti di servire la patria in guerra, alla grettezza del suo insegnante, il professore, che sopprime ogni originalità di pensiero, all’ignoranza che sminuisce la fatica dello studio.

L’interazione con il contesto familiare, sociale e con la grande storia è scandita dalle immagini che scorrono su uno schermo, con la regia video di Sergio A. Notti. Sono sequenze che richiamano grandi eventi oppure suggeriscono suggestioni, in un tutto che ruota velocemente come il divenire. Sono anche quadri di interni, dove il protagonista dialoga, o meglio monologa al ritmo di un dialogo, con una madre anaffettiva, un padre sordo ad ogni suo desiderio, una sorella solo apparentemente futile, un tronfio docente e una quantità di altri interlocutori.

Intorno a Trentin/Flaherty c’è un mondo con la sua retorica bellica, con i discorsi da bar e con i titoli altisonanti dei giornali. C’è poi la realtà di un giovane che parte e si ritrova in trincea, tra soldati striscianti come larve, e proprio lì, nel sangue, scopre l’inganno, la vita e la fratellanza. In una chiarezza che prende forma nel momento di maggiore spossatessa e drammaticità, il protagonista afferma se stesso e la propria individualità, nella certezza che “il nulla sarebbe meglio del falso di una vita”. Con un’immagine finale che riprende l’incipit del monologo termina la vita del protagonista, proprio al culmine di un percorso di consapevolezza che porta al disvelamento di ogni ipocrisia, di ogni non detto familiare e di ogni colpevole conformismo.

Il testo di Monica Massone è denso, ben strutturato e aderente alla mentalità e alle dinamiche sociali del periodo prebellico dal 1913 in poi. Un monologo che trasporta sulla scena una famiglia, un paese e un intero periodo. Insomma, una voce e poi un urlo individuale e disperato all’interno di una vicenda corale.

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