Cronaca

“Non mi butto ma non scendo”. La protesta di un detenuto, alla fine convinto da un agente: “Fidati di me”

ALESSANDRIA – “Siamo contenti, è andato tutto bene. Ringrazio tutto il personale della Polizia Penitenziaria e il Magistrato di sorveglianza”. Così al termine di una lunga e frenetica giornata la direttrice del Carcere di Alessandria Cantiello e Gaeta Elena Lombardi Vallauri, affiancata dalla Comandante Maria Luisa Abossida, ha voluto commentare la vicenda del 41enne detenuto algerino, convinto a scendere dopo oltre sette ore dalla cupola dell’istituto di piazza Don Soria.

La protesta dell’uomo non era legata al suo percorso detentivo ma a problemi personali. Sembra infatti che il detenuto volesse avere la possibilità di riconoscere il proprio figlio e, secondo quello che sarebbe emerso secondo la sua versione, evitare che la consorte procedesse ad avviare un percorso di adozione. “Non sono impazzito, non voglio lanciarmi ma non scendo. Voglio parlare solo coi giornalisti” aveva urlato l’uomo già nel pomeriggio, chiedendo di essere ascoltato dai media, per poi rifiutare anche un incontro con la Garante dei Detenuti di Alessandria, Alice Bonivardo. Inutili anche i tentativi di farlo ragionare attraverso un mediatore culturale, intervenuto durante il pomeriggio. Nel frattempo più volte i suoi compagni di detenzione del “Don Soria” aveva solidarizzato con lui, attraverso grida e rumori.

Solo alla sera, intorno alle 21.15, quando ormai si era fatto buio, l’uomo ha deciso di scendere dalla cupola con le sue gambe, convinto da un assistente capo coordinatore della Polizia Penitenziaria. “Fidati di me, abbiamo passato tanto tempo insieme” le frasi percepite anche da lontano e pronunciate dall’agente, arrivato alla base della cupola insieme al magistrato di sorveglianza.

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