Autore Redazione
martedì
14 Marzo 2017
05:00
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Cronaca - Alessandria

Amianto: le fibre arrivano nel nostro organismo solo se respirate?

Già da tempo molti ricercatori, tra cui quelli del Disit di Alessandria, stanno analizzando organi non appartenenti al sistema respiratorio per evidenziare la presenza di fibre di amianto e studiare quindi vie di accesso diverse dall’inalazione
Amianto: le fibre arrivano nel nostro organismo solo se respirate?

ALESSANDRIA –  Il Movimento 5 Stelle la scorsa settimana ha acceso i riflettori sulla presenza di amianto nelle acque di falda sotto Clara e Buona ad Alessandria . I pentastellati  hanno lanciato l’allarme dopo aver letto i risultati delle analisi effettuate da Arpa nei piezometri intorno alla cava al quartiere Cristo e, in particolare, quel picco di 305 mila fibre/litro rilevato in uno dei pozzi durante i giorni dell’alluvione di fine novembre.

Come precisato anche dal Movimento 5 Stelle, la legge non fissa però limiti per la presenza di amianto nelle acque e come poi puntualizzato da Arpa i risultati delle analisi effettuate nei giorni dell’alluvione risultano “compatibili con le caratteristiche del substrato geologico presente nell’area di Cascina Clara e Buona. Infatti l’area è caratterizzata dalla presenza di depositi alluvionali del fiume Orba e del fiume Bormida costituiti da sedimenti provenienti dallo smantellamento ed erosione di ammassi rocciosi di pietre verdi e successivo trasporto e deposito del corso d’acqua”.

L’amianto è considerato uno spietato killer quando è disperso nell’aria ma al momento le evidenze scientifiche che le fibre arrivino nelle diverse parti del nostro organismo per ingestione sono oggetto di molti studi.

Già da tempo i ricercatori stanno analizzando organi non appartenenti al sistema respiratorio per evidenziare la presenza di fibre di amianto e  studiarne vie di accesso diverse dall’inalazione, come l’ingestione.  Il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica (Disit) di Alessandria, ad esempio, sull’argomento ha già pubblicato due studi.

Il primo incentrato sulla presenza di fibre nella cistifellea di soggetti affetti da malattie benigne alle vie biliari e il secondo che ha permesso di rilevare amianto anche nella cistifellea di pazienti malati di mesotelioma.

I ricercatori hanno voluto indagare il perché della maggiore incidenza nel nostro territorio di alcune patologie alle vie biliari e cercato fibre di amianto. “E ne abbiamo trovate” ha spiegato Caterina Rinaudo, Professore Ordinario di Mineralogia del Disit. Esperta di amianto, la docente di Alessandria è stata ‘spinta’ a concentrarsi sulla presenza di fibre anche in organi diversi da quelli dell’apparato respiratorio dalla dottoressa Federica Grosso, responsabile dell’Ufim di Alessandria. Gli studi sono stati condotti proprio in collaborazione con gli esperti dell’Unità funzionale interaziendale mesotelioma.

Dopo aver rilevato la presenza di fibre nella cistifellea e ad averle quantificate ora stiamo determinando in quali aree tissutali si possono osservare queste fibre” ha precisato la professoressa Rinaudo. Compito dei ricercatori, infatti, è chiarire come le fibre siano arrivate fino alle vie biliari. “La medicina oggi direbbe attraverso il sistema linfatico ma nel nostro studio stiamo approfondendo proprio se le fibre siano vicine ai dotti linfatici o in altri parti del tessuto. La presenza di grandi quantità di fibre in altri parti del corpo sembra comunque indicare che ci siano altre vie di accesso al di là del sistema respiratorio”. Dimostrare la relazione tra la presenza di fibre e la malattia è comunque complicato. “È un percorso lungo che richiede anche studi epidemiologi ha precisato la dottoressa Rinaudo, convinta però che quando si tratta di amianto sia sempre fondamentale applicare un principio di precauzione.Dalla mia esperienza posso dire che le leggi sono sempre molto in ritardo rispetto alla ricerca. Emblematico il caso della Sicilia, dove la relazione tra presenza di un minerale,  la fluoro-edenite, trovata nella zona dell’Etna e sviluppo di mesotelioma è accertata, ma il minerale non è nella lista delle fasi definite dalla normativa “amianto”.

Anche se la scienza non ha ancora dimostrato il nesso causa-effetto tra fibre di amianto nell’acqua e gravi malattie, per la docente di Mineralogia bisogna pensare “che potrebbe esserci”.Anche se per l’acqua non sono stabiliti limiti di legge, quando si rileva un problema bisogna per prima cosa studiare e capirne la causa, in questo caso bisogna definire perché ci sono i livelli determinati di fibre d’amianto. So che l’Arpa sta facendo controlli e concordo con chi chiede un’attenta analisi della situazione. Un limite fissato dalla legge di certo facilita, ma anche in assenza di una norma specifica non si può non considerare seriamente il problema e, anche se non è stato definito un limite normativo, esiste comunque un dovere “morale”, che è considerare prioritario il benessere della popolazione.  Il principio di precauzione credo vada applicato sempre e comunque, ma ancor di più in un territorio come il nostro”.

 

 

 

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