Autore Redazione
lunedì
14 Marzo 2022
05:00
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Cronaca - Alessandria

Caro-carburante: “Mettere in moto un camion oggi vuol dire indebitarsi”

Caro-carburante: “Mettere in moto un camion oggi vuol dire indebitarsi”

ITALIA – La Commissione di Garanzia per lo sciopero ha detto no alla protesta contro il caro-carburante che questo lunedì avrebbe dovuto lasciare fermi i tir nei piazzali delle aziende di trasporto italiane. Lo stop non è stato annunciato con il necessario preavviso di 25 giorni.

Già prima dell’intervento della Commissione di Garanzia la categoria si è divisa sulla sospensione del servizio di questo lunedì 14 marzo. Unatras, che riunisce le associazioni nazionali più rappresentative dell’autotrasporto,ha ad esempio preso le distanze dalla protesta, rimandando eventuali iniziative all’esito dell’incontro con il Governo in programma domani.

Non è detto, comunque, che tutti i mezzi oggi lascino i piazzali delle aziende. Trasportounito ha ribadito il punto. L’associazione non ha proclamato un fermo nazionale” ma ha dato “un’indicazione” agli autotrasportatori, “schiacciati” tra gli obblighi contrattuali e gli aumenti del costo del carburante. Gli autotrasportatori questo lunedì “decideranno liberamente” se muoversi o meno.  E secondo “le prime stime di Trasportounito oggi resteranno fermi 70.000 mezzi pesanti in tutta Italia.

Il numero “poteva essere quattro volte maggiore” ma il corrispettivo riconosciuto “in extremis” all’autotrasporto da molti committenti avrebbe garantito la copertura dei costi e assicurato il trasporto delle merci. Senza quell’extra far partire i mezzi oggi, con gli attuali prezzi del carburante, “significa indebitarsi ha spiegato a RadioGold il segretario nazionale di Trasportounito, Maurizio Longo.

Il caro-gasolio impatta particolarmente sulle imprese del Centro e del Sud Italia ma l’impennata del carburante è un problema per tutte le aziende di trasporto e, in particolare, ha aggiunto il segretario di Trasportounito, per gli autotrasportatori che non hanno “la forza contrattuale” per chiedere e ottenere rialzi del corrispettivo ai committenti.

In questa situazione non c’è solo il problema dei mezzi che oggi non caricano, non trasportano e non consegnano le merci. Bisogna pensare anche a domani e alle cosiddette merci povere, ad esempio il sale, che non coprono il costo di trasporto e che potrebbero rimanere a terra. Fino ad oggi siamo stati abituati bene ma adesso servono due tipi di intervento: uno di carattere regolatorio, cioè una norma che fissi una proporzione e permetta alle imprese di adeguare il proprio corrispettivo all’aumento del carburante. In Italia c’è ma funziona male e andrebbe riscritta. E poi un intervento per compensare le perdite finanziarie delle imprese di trasporto”.

 

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