Autore Redazione
mercoledì
6 Giugno 2018
01:45
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Cronaca - Alessandria

Bellesempre#12: Saputo del cancro il primo pensiero è stato mio figlio

Bellesempre#12: Saputo del cancro il primo pensiero è stato mio figlio

RADIO GOLD – Nuova puntate della rubrica #Bellesempre di Milly Tasca, giovane alessandrina che a gennaio 2017 scoprì di avere un tumore al seno. In queste settimane i suoi articoli hanno descritto il percorso di cura ma anche paure, speranze e situazioni legate a un delicato momento della vita. Di seguito la puntata di oggi:

Su quella sedia, il 24 gennaio 2017, quando mi è mancato il fiato da morire, quando ho pianto le lacrime più amare della mia esistenza, quando mi hanno detto “è da togliere”, il mio primo e immediato pensiero è stato lui: mio figlio.
Non so se senza di lui si sarebbe aperta nello stesso modo quella voragine sotto i piedi, credo di sì perché abbiamo milioni di ragioni per vivere anche se spesso ce ne ricordiamo solo quando siamo alle strette.
Però subito ho pensato che sarei stata più forte, se non avessi avuto lui.
La mia piccola ragione di vita, il nuovo baricentro della mia esistenza, aveva poco più di un anno e mezzo quando ha rischiato di perdere per sempre la sua mamma.
E questo pensiero era per me talmente straziante da non permettermi nemmeno di guardarlo in faccia senza piangere. Non concepivo il distacco da lui, non era possibile un’esistenza, ovunque fosse, ma non insieme.
La gente mi diceva che avrei dovuto trovare proprio in lui la mia forza ma io non ce la facevo, e mi sentivo sbagliata per questo. Invece è assolutamente normale, la disperazione è così forte che non puoi nemmeno pensarla, una cosa del genere.
Avevo impiegato trent’anni a trovare la persona giusta con cui fare questo passo, trentuno anni avevo atteso Leonardo. E ora non avrei potuto vederlo crescere, celebrare i suoi compleanni, le prime cadute dalla bici senza rotelle, i primi compiti, esserci a guidarlo e godermi tutti i suoi progressi.
No, non riuscivo a guardarlo senza piangere, senza farmi stritolare da quel nodo tra la gola e il cuore.
Poi la sorte ha iniziato a esserci favorevole, sembra preso in tempo, prendiamo fiato, recuperiamo tempo per noi.
Quando l’orizzonte ha iniziato ad allungarsi di nuovo, ho trovato quelle energie e quelle forze per affrontare tutto il percorso che si stava delineando, fatto di terapie al limite dell’umana sopportazione. Allora sì che lo guardavo e dicevo “lotto per te, per noi”, visto che mi era stata data la possibilità di potercela fare.
Il cancro è stato tutto sommato benevolo con me, non mi ha privato di nulla se non di un anno di vita in cui però ho raccolto molti fiori lungo la strada.
Ho sofferto molto al pensiero che esiste la possibilità che non avremo più figli, ma sono fiduciosa che un percorso per noi sia già disegnato nelle stelle e passo dopo passo lo scopriremo, noi tre stretti, e rimandiamo le domande a quando i tempi saranno maturi per ottenere le giuste risposte.
Sul piano fisico, affrontare le terapie è stato forse come affrontare una seconda gravidanza, combattendo la nausea, l’estrema stanchezza, i dolori, gli acciacchi, i problemi.
Per fortuna non ero sola, Marco è stato un papà e una mamma esemplare, riempiendo tutti i vuoti lasciati da me. A volte ho sorriso dal letto sentendoli nell’altra stanza ridere e giocare, pensando che se fosse andata male sicuramente Marco avrebbe fatto un ottimo lavoro anche senza di me.
E i nostri genitori sono stati le nostre rocce, aiutandoci in tutto ogni singolo giorno.
Ora guardo Leo crescere, e lo vedo come una tela bianca su cui lui stesso potrà dipingere tutti i colori che vorrà, potrà essere un astronauta o un ballerino, un dottore o un musicista squattrinato, ma noi saremo ancora a lungo lì accanto a lui a goderci lo spettacolo di ogni suo passo, ed è tutto ciò che desidero e che conta per me.
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